Omicidio Cerciello Rega: condannati all’ergastolo i due americani

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-05-05

Lo aveva chiesto il pm: “In meno di 30 secondi è stata tolta brutalmente la vita a un uomo con 11 fendenti”

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Condannati all’ergastolo Finnegan Lee Elder e Christian Gabriel Natale Hjorth. È quanto hanno deciso i giudici della prima corte d’Assise di Roma, presieduta da Marina Finiti, nel processo sull’omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega ucciso con undici coltellate il 26 luglio del 2019. La sentenza è arrivata dopo oltre tredici ore di camera di consiglio. Per i due imputati, accusati di concorso in omicidio, il pm Maria Sabina Calabretta aveva chiesto la condanna all’ergastolo. Nell’aula bunker di Rebibbia alla lettura del dispositivo sono presenti i familiari del vicebrigadiere e la vedova Rosa Maria Esilio. Che, è scoppiata in lacrime alla lettura della sentenza di condanna all’ergastolo per Finnegan Lee Elder e Christian Gabriel Natale Hjorth, i due americani accusati di concorso in omicidio.

Il processo ai due americani

“In meno di 30 secondi è stata tolta brutalmente la vita a un uomo con 11 fendenti”. Così il pm Maria Calabretta nella sua requisitoria dello scorso 26 aprile ha illustrato la linea dell’accusa al processo per l’omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega, ucciso con undici coltellate il 26 luglio del 2019 nella Capitale. Per i due giovani americani, Finnegan Lee Elder e Gabriel Natale Hjorth, accusati di concorso in omicidio, l’accusa ha chiesto due ergastoli.

“L’ergastolo – ha sottolineato il pm in aula – non è un trofeo da esibire ma una giusta pena, davanti a fatti così tragici nessuno vince e nessuno perde”. Secondo l’accusa, “la morte di Cerciello è una conseguenza diretta di quanto hanno compiuto entrambi i due americani, entrambi sono responsabili dell’omicidio: non c’è stata premeditazione ma hanno portato un coltello da guerra all’appuntamento, hanno effettuato dei sopralluoghi per controllare la situazione, nei momenti cruciali hanno indossato i cappucci, hanno agito in simultanea, attaccando entrambi i due carabinieri, Cerciello e Andrea Varriale, nascondendo poi l’arma”.

Per il pm poi “il ruolo di Natale è egemonico, lui organizza tutto, prima, durante e dopo l’omicidio. Lui ha ‘attivato’ Elder, ha visto Cerciello a terra, ha sentito i suoi gemiti. Quindi sono tornati con calma in albergo come se niente fosse e lì Natale ha aiutato Elder a nascondere il coltello” ha sottolineato Calabretta nell’iudienza del 26 aprile. “Il processo – ha concluso – ci ha fornito la prova che i due carabinieri si sono qualificati e hanno mostrato il tesserino. L’unica menzogna detta da Varriale è sul possesso della pistola, ma davanti al pm ha ammesso che non era armato quella sera, avrebbe potuto non dirlo, ma l’ha detto per portare un contributo alla ricostruzione dei fatti, e non gli è costato poco”.

L’omicidio di Mario Cerciello Rega

Sono passati quasi due anni dall’omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega, ucciso con undici coltellate nel quartiere Prati a Roma. Era la notte del 26 luglio 2019 quando il carabiniere, in servizio con il collega Andrea Varriale, venne ucciso a poche centinaia di metri dall’albergo dove alloggiavano due giovani americani, Finnegan Lee Elder e Christian Gabriel Natale Hjorth, arrestati poche ore dopo il delitto con l’accusa di essere gli autori dell’omicidio.

Il vicebrigadiere, quella notte, insieme al collega Varriale era in via Pietro Cossa per recuperare la borsa che i due americani avevano portato via a Trastevere a Sergio Brugiatelli, ‘intermediario’ con i pusher a cui si erano rivolti Elder e Hjorth per acquistare cocaina ricevendo in realtà tachipirina. I due giovani americani, dopo il furto dello zaino, avevano organizzato un ‘cavallo di ritorno’ per riavere soldi e droga. All’appuntamento però si erano presentati i due carabinieri in borghese e Cerciello morì sotto le coltellate inferte da Elder.

I due diciannovenni dopo l’omicidio erano rientrati nell’hotel Meridien di via Federico Cesi dove sono stati individuati e fermati. Nella stanza dell’hotel gli investigatori trovarono anche il coltello usato per colpire Cerciello, nascosto nel controsoffitto. Grazie alle indagini serrate dei carabinieri del Nucleo investigativo, guidati dal colonnello Lorenzo D’Aloia, la Procura di Roma, con il procuratore Michele Prestipino e l’aggiunto Nunzia D’Elia, chiese e ottenne il giudizio immediato per i due americani finiti a processo davanti ai giudici della Corte d’Assise.

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