I numeri immaginari nella Manovra del Popolo

di Fabio Scacciavillani e Gianluca Codagnone

Pubblicato il 2018-10-17

Nell’estenuante Via Crucis che porta all’approvazione del bilancio dello stato italiano per il 2019 la trasmissione dei numeri alla Commissione Europea rappresenta una tappa cruciale, ma non definitiva. Mancano all’appello i testi dei provvedimenti, senza contare poi il massacro che subirà durante il dibattito in Parlamento. In nessun paese civile la Via Crucis ha questo numero …

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Nell’estenuante Via Crucis che porta all’approvazione del bilancio dello stato italiano per il 2019 la trasmissione dei numeri alla Commissione Europea rappresenta una tappa cruciale, ma non definitiva. Mancano all’appello i testi dei provvedimenti, senza contare poi il massacro che subirà durante il dibattito in Parlamento. In nessun paese civile la Via Crucis ha questo numero imprecisato e mutevole di stazioni. Normalmente il governo un giorno prestabilito presenta un documento ufficiale con i numeri precisi al Parlamento corredato dai provvedimenti di legge che lo accompagnano. Dopo un dibattito ed eventuali modifiche il tutto viene approvato. Nell’Italia demenziale questo elementare percorso invece diventa uno stillicidio comunicativo fatto di ballon d’essai, numeri a caso, stime farlocche, fake news, litigi tra ministri, cifre che cambiano in continuazione, leggi annunciate ma senza il testo scritto, dichiarazioni roboanti. Insomma uno spettacolo circense di infimo intrattenimento. In sostanza i numeri inviati a Bruxelles si fondano su misure di cui ancora si discute. Se tutto va bene verranno divulgate entro il 20 ottobre. Ma dalle tabelle emerge una serie di incongruenze risibili sulla crescita stimata.

 

Da leggere: I conti della manovra: dove si trovano i soldi?

 

Ad esempio il governo stima che il Pil aumenti dello 0,2% grazie al mancato aumento dell’Iva. Come dire che la crescita si possa stimolare rinunciando ad aumentare le tasse. La riforma della riforma Fornero rappresentata dalla fatidica quota 100 secondo il governo costerà 6,7 miliardi di euro nel 2019, 6,98 nel 2020 e 7,2 nel 2021 in base ad una previsione di 400mila nuovi pensionati ogni anno. Tuttavia il peso sulle casse dello stato sarà più vicino a 8,8 niliardi di euro nel 2019 escludendo 3 miliardi aggiuntivi per pagare le liquidazioni dei 160mila dipendenti pubblici che andranno in pensione anticipata. Poi nel 2021 la quota 100 costerà 20 miliardi di euro (cioè un po’ meno dei 21 miliardi stimati dal Presidente dell’INPS Boeri). In rapporto al Pil questo ammonta all’1,1% del Pil invece che lo 0,36% previsto dal governo senza considerare l’impatto sui conti sull’INPS derivante dal fatto che per pagare una pensione occorrono i contributi di tre o quattro nuovi lavoratori. Quindi è praticamente assodato che il deficit stimato al 2,4% sia solo una chimera e che la Commissione Europea non potrà fare altro che rispedirla al mittente cercando di trattenere le risate. Peraltro nel caso delle pensioni siamo ancora nell’ambito di stime basate su dati relativamente affidabili. Ma l’altro pilastro di questa manovra, il cosiddetto reddito di cittadinanza costituisce un buco nero per i conti pubblici. È tipico degli incompetenti presumere che il cambiamento delle regole non induca negli individui cambiamenti di comportamenti.

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Il reddito di cittadinanza diventerà un diritto acquisito per tutti quelli che si trovano in una certa situazione, nella fattispecie i maggiorenni residenti in Italia da almeno 5 anni disoccupati o inoccupati (inclusi i pensionati). L’Istat certifica che ci sono 6,5 di poveri in Italia. Già da questo numero, munendosi di una calcolatrice risulta ovvio che 8 o anche 10 miliardi non sarebbero sufficienti per pagare 780 euro mensili cioè 9.360 all’anno nemmeno a un milione di beneficiari. Ma questo semplice conto della serva trascura la reazione logica di quanti siano dotati di un minimo di raziocinio. Nei 6,5 milioni di poveri non sono inclusi i figli maggiorenni di genitori abbienti. Ma se la legge dà diritto a 780 euro al mese a chiunque sia disoccupato, non occorre un genio per capire che quasi tutti questi giovani un minuto dopo l’approvazione della legge cambieranno la residenza e andranno a richiedere il sussidio. Oppure, se in una famiglia il reddito di cittadinanza dei coniugi non sarà cumulabile, le coppie si separeranno fittiziamente come avviene già ora per evitare di pagare l’IMU sulla prima casa. E poi non dobbiamo dimenticare tutti quelli che oggi ad esempio guadagnano meno di 900 euro al mese e magari ne spendono 100 per il trasporto. Alla prima occasione faranno in modo di licenziarsi o farsi licenziare. Chi sarà in grado di dimostrare che il licenziamento e’ stato volontario o provocato ad arte? Chi ha un contratto a termine che voglia avrà di farselo rinnovare? In sostanza quanto effettivamente verrà a costare questo provvedimento è imprevedibile: lo scopriremo solo quando tutti i sotterfugi saranno stati esauriti. E potete star sicuri che il genio italico, affinato da secoli, di fronte alla sfida di fottere lo stato, non sarà avaro di prodigiose trovate.

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