Economia
Niente reddito di cittadinanza a chi ha una casa di proprietà?
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2018-09-24
L’ipotesi allo studio dei tecnici del Tesoro. Nel mirino anche gli 80 euro di Renzi
La Stampa racconta oggi che intorno al reddito di cittadinanza infuriano i calcoli dei tecnici del ministero del Tesoro per far quadrare i conti con le scarse risorse disponibili. Tra le idee allo studio c’è la possibilità di escludere dal sussidio chi ha una casa di proprietà:
La quadratura del cerchio però sembra impossibile, perché le risorse che servono per dare risposte alle promesse elettorali non ci sono. Basti pensare che per dare un aiuto fino a 780 euro ai 5 milioni di poveri assoluti servirebbero a detta dei Cinque Stelle 15 miliardi a regime, mentre l’Inps ne stima 35. Nella manovra comunque come spiega il vicepremier leghista Matteo Salvini – «l’impegno più pesante, di 6-7 miliardi» sarà per il superamento della legge Fornero. La somma che i grillini pretendono potrebbe quindi abbassarsi.
Di sicuro servirà soltanto a far partire le misure per una platea ristretta, sulla quale sono a lavoro i tecnici del governo. Tra le ipotesi c’è la possibilità di escludere dal reddito di cittadinanza chi ha una casa di proprietà e di rivedere i coefficienti familiari abbassando così l’importo. Il sussidio inoltre sarà destinato solo agli italiani riducendo la platea del 30%, ma ci sono problemi di costituzionalità.
In ballo c’è ancora l’ipotesi di usare gli 80 euro di Renzi, proposta dai tecnici e respinta per ora dall’esecutivo:
I tecnici cercano inoltre altre risorse per finanziare la misura, dato che anche qualora si arrivasse a un improbabile 2,4% di deficit ci sarebbero soltanto 10 miliardi da dividere tra Lega e Cinque Stelle (al netto delle clausole di salvaguardia e delle spese indifferibili). L’ipotesi più realistica per ora è quella di assorbire il Reddito di inclusione “guadagnando” 2,5 miliardi. Al ministero stanno poi valutando se mettere mano alla Naspi, il nuovo assegno di disoccupazione da 1,5 miliardi e i tecnici insistono su una rimodulazione degli 80 euro voluti da Renzi, un’ipotesi che non piace al governo ma che potrebbe portare fino a 10 miliardi