MQ-9 Predator B: il drone italiano precipitato in Libia

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-11-21

MQ-9 Predator B è il drone italiano caduto in Libia: appartiene al Gruppo velivoli teleguidati del 32/o Stormo dell’Aeronautica militare, che ha sede presso l’aeroporto di Amendola (Foggia). Si tratta di un velivolo a pilotaggio remoto costruito dalla General Atomics il cui costo unitario è di circa 10 milioni di dollari

article-post

Si chiama MQ-9 Predator B il drone italiano caduto in Libia, in circostanze non ancora chiarite e appartiene al Gruppo velivoli teleguidati del 32/o Stormo dell’Aeronautica militare, che ha sede presso l’aeroporto di Amendola (Foggia). Si tratta di un velivolo a pilotaggio remoto costruito dalla General Atomics il cui costo unitario è di circa 10 milioni di dollari, completo di sensori. L’aereo, con un’apertura alare di oltre 20 metri, una velocità superiore ai 400 km orari e una capacità di volo a media ed alta quota, garantisce una grande autonomia di volo, permettendo di ottenere elevate prestazioni, in ambito marittimo e terrestre, sia nelle operazioni di pattugliamento, ricerca e soccorso, sia nelle missioni cosiddette “Istar”, vale a dire di intelligence, sorveglianza, “acquisizione di bersagli” e ricognizione.

drone predator
Il drone MQ-9 Predator B

Il Predator B dell’Aeronautica opera da circa dieci anni in Italia – ad esempio per la sicurezza dei Grandi eventi, come il Giubileo della Misericordia – sia nelle missioni internazionali: dall’Afghanistan al Kosovo, dalla Libia all’Iraq, svolgendo un’ampia gamma di compiti. Con il Predator, in particolare, è possibile rilevare la presenza di ordigni esplosivi improvvisati, oppure effettuare missioni in ambienti operativi ostili, in presenza di contaminazione nucleare, biologica, chimica e radiologica, o ancora acquisire dati e informazioni relativi ad obiettivi di piccole e grandi dimensioni.

Leggi anche: Come funziona il nuovo Meccanismo Europeo di Stabilità

Potrebbe interessarti anche