Morisi e Salvini hanno sputato in aria per anni. E ora guardiamo mentre gli ricade in testa

di Fabrizio Delprete

Pubblicato il 2021-09-28

“La lettera di Ilaria Cucchi – che lo perdona – è splendida e struggente. Ma io non sono Ilaria, anche perché di persone come lei ne nascono una su un milione. E allora sì, nel mio intimo proverò anche pietà. Ma perdono, adesso, proprio no”

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Vorrei iniziare questo mio articolo, cari lettori e care lettrici, partendo da un ben saldo presupposto: a me, di Luca Morisi in quanto persona, interessa praticamente nulla. O meglio, mi interessa nei limiti della pietà che chiunque (dotato almeno un briciolo di decenza e intelligenza) prova per un altro essere umano. Punto. Delle sue abitudini e delle sue vicende personali, o eventualmente processuali, risponderanno la sua coscienza e la sua fedina. Per quanto mi riguarda Morisi quindi può sfondarsi di alcool a 90 gradi dalla mattina alla sera, sniffare cocaina come un caimano e organizzare festini o orge anche tre volte al giorno. Quelli sono affari suoi. O al massimo di chi lo accompagna.

Il punto vero in tutta questa vicenda è un altro. Perché no, non siamo tutti uguali. Certo, lo siamo e lo saremo davanti alla Legge o dinanzi alla carità di qualche Dio, per chi è credente. Ma non lo siamo nella misura in cui il nostro ruolo e la nostra esposizione mediatica (o l’esposizione mediatica che ideiamo e costruiamo per qualcun altro) contribuiscono a cambiare la percezione della società e si riversano sulla realtà di tutti i giorni. E non lo siamo, soprattutto, quando quel potere mediatico – voluto, agognato e ottenuto – lo usiamo per ghettizzare, umiliare, deridere e castrare le persone più indifese e deboli. Quando ci ergiamo a statua (o ghost-writer, fa lo stesso) di ciò che è giusto fare ed essere, per il bene “prima degli italiani”.

salvini morisi spaccio bestia“Non sputare in aria, che poi ti ritorna in testa”. Me lo ripeteva spesso, con la sua grandiosa saggezza popolare, la titolare del bar a Campo de’ Fiori per cui lavoravo, ormai più di dieci anni fa. Per lei era quasi un mantra. Per il marito, invece, il mantra era “occhio che più sali, più rovinosa può essere la caduta”. Erano, sono frasi semplici, ma devastanti. E racchiudono tanto di quello che sta succedendo a Morisi – e alla Lega – in queste ore. Uso di droghe (fra cui sembrerebbe esserci quella dello stupro), forse spaccio, festini omosessuali con rumeni non sono (solo) lo spaccato di una persona con delle “fragilità esistenziali irrisolte”.

Perché fino a qualche giorno fa Morisi sembrava tutto, tranne che “fragile”. Perché Morisi non è un povero cristo qualunque, un Cucchi o un Aldrovandi, insomma, giusto per citare due nomi che in questa storia, purtroppo, ritorneranno. Perché no, Morisi non è solo un umile dipendente obbligato ad obbedire alle più folli – infime e pericolose – richieste del padrone. Perché no, Morisi non è uno sprovveduto laureato al Bar di Facebook e della Vita, ma un ex professore (a contratto) di Filosofia Informatica dell’Università di Verona (fino al 2015, cioè avantieri). Perché il dottor Morisi ha impiegato tutta la sua intelligenza, tutto il suo estro e tutta la sua genialità comunicativa per ideare, costruire e alimentare la più mostruosa e infame macchina dell’odio social: La Bestia. Una bestia che non è rimasta nei, seppur infiniti, confini del web. Quella bestia i confini del web li ha divorati e sputati, diventando odio reale nel Paese e consenso per chi incarnava ai massimi livelli quell’odio: Salvini, o meglio il Capitano (definizione data proprio da Morisi). Hanno tirato la corda, con quella Bestia, sia Salvini che Morisi (che da dietro ne maneggiava i fili).
Si sono sentiti unici, invincibili, immortali. Hanno superato ogni limite consentito pur di generare altro livore, pur di mettere gli ultimi contro i penultimi, pur di continuare a banchettare col ghigno truce sulle macerie del Paese.

Ilaria Cucchi

“Caro amico ti sarò vicino e ti aiuterò a rialzarti”, ha cinguettato poche ore dopo la notizia Salvini con indecente e allucinante faccia tosta. “Sono disgustato dalla schifezza mediatica che condanna le persone senza che ci sia un giudice o un tribunale a farlo, prima che sia un giudice a provare qualsiasi cosa”, ha aggiunto stamani dopo, evidentemente, aver toccato il fondo dell’incoerenza e aver iniziato a scavare. Indecenza e incoerenza, appunto. Chiedono perdono, comprensione. Chiedono pietà. Adesso. Peccato solo che Morisi, Salvini e la loro Bestia non abbiano avuto alcuna pietà quando c’era da chiamare Stefano Cucchi “drogato di merda” e quando c’era da sputare merda sulla sorella Ilaria che pretendeva solo giustizia. Morisi, Salvini e la loro Bestia non hanno avuto alcuna pietà quando c’erano da mettere alla gogna – o da lasciare a soffrire come manco le bestie in mare – delle persone la cui unica colpa era cercare un futuro dignitoso. Morisi, Salvini e la loro Bestia non hanno avuto alcuna pietà quando c’era da umiliare, distruggere e insultare una donna, Presidente della Camera, la cui unica colpa era difendere i deboli e gli ultimi. Morisi, Salvini e la loro Bestia non hanno avuto alcuna pietà quando c’erano contestatrici minorenni da dare in pasto agli sciacalli della rete; quando c’era da citofonare a un minorenne incensurato e innocente per lurida propaganda in diretta nazionale; quando c’era da far strappare innocui striscioni dai balconi; quando c’era da fottersi il futuro dando la colpa ai migranti.

Luca Morisi e Matteo Salvini hanno avuto pietà di niente e di nessuno, in tutti questi anni. Hanno costruito una fortezza da cui bombardavano i nemici. Peccato solo che quella fortezza fosse costruita su fondamenta corrose da falsità e ipocrisia. E ora, proprio per questo, quella fortezza sta miseramente crollando come castello di sabbia alla prima alta marea di verità. Il re è nudo, mentre il suo fido scudiero ha deposto armi ed armatura per la vergogna. La Lega, adesso, da ruspa tritasassi si è trasformata in polveriera in cui tutti sono contro tutti e Salvini è sempre più solo a guardarsi allo specchio di ciò che ha seminato con disprezzo negli ultimi anni.

Tornando a Morisi, la lettera di Ilaria Cucchi – che lo perdona – è splendida e struggente. Ma io non sono Ilaria, anche perché di persone come lei ne nascono una su un milione. E allora sì, nel mio intimo proverò anche pietà. Ma perdono, adesso, proprio no. Perché Morisi e Salvini hanno sputato in aria per anni. E adesso guardo mentre gli ricade in testa. E occhio, perché questo oggi vale per loro, ma può valere per tutte e tutti quelli che pontificano sulla vita degli altri e pretendono di determinare come sia vissuta.

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