Credevo fosse un missile invece era un soprammobile: il Gip archivia la spy story dell’arma per uccidere Salvini

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-10-27

Ve la ricordate la storia di Salvini che deunciava la scoperta di un arsenale con un missile pronto ad ucciderlo? Non ci crederete ma non era un missile

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Non era un’arma mortale, ma un semplice complemento di arredo. Eppure nel luglio 2019 Salvini aveva raccontato che la scoperta dell’arsenale dell’ex forzanovista Fabio Del Bergiolo e del missile aria-aria trovato nel magazzino della Star Air Service di Rivazzano Terme di proprietà Alessandro Michele Aloise Monti e Fabio Amalio Bernardi era merito suo. Perché, ha detto il ministro dell’Interno, «l’ho segnalata io. Era una delle tante minacce di morte che mi arrivano ogni giorno. I servizi segreti parlavano di un gruppo ucraino che attentava alla mia vita».

Credevo fosse un missile invece era un soprammobile: il Gip archivia la spy story dell’arma per uccidere Salvini

Nessun attentato invece. Il missile aria aria Matra che avrebbe dovuto “uccidere” l’allora ministro dell’interno secondo il gip di Milano Roberto Crepaldi non era che “forse bizzarro complemento d’arredo”. E Crepaldi non lo ha dichiarato in un salotto ma in un documento ufficiale, ovvero il provvedimento di archiviazione dell’indagine su gruppi legati all’estrema destra avviata dalla Procura di Torino che nel luglio 2019 aveva portato a tre arresti e a sequestri di armi da guerra e loro componenti, tra cui il missile, ora ritenuti inoffensivi e obsoleti, come racconta il Fatto:

 Al termine di una accurata perizia realizzata da esperti di armi da guerra, “non vi è dubbio” che il missile che doveva far fuori Salvini “pur originariamente classificabile come arma da guerra, sia stato sottoposto a procedure di disattivazione in altro Paese, all ’esito delle quali lo stesso ha perso tutto l’enorme potenziale bellico ed è divenuto del tutto inidoneo a recare offesa alla persona”. Prosciolti dunque i cinque indagati, perché “il fatto non sussiste”. Tra loro, anche Fabio Del Bergiolo, ex ispettore delle Dogane ed ex candidato al Senato per Forza Nuova, che aveva tentato di vendere il missile per 470 mila euro.

Ancora prima della constatazione del Gip suffragata dalla perizia comunque era chiaro che la storia dell’attentato a Salvini era una supercazzola:in  primo luogo né Del Bergiolo né Monti o Bernardi avevano mai pensato di attentare alla vita di Matteo Salvini. In secondo luogo anche se fosse stato utulizzabile il missile ritrovato essendo aria-aria a guida radar (e senza testata esplosiva)  non poteva essere usato da un eventuale terrorista o attentatore a terra perché per funzionare ha bisogno di essere lanciato da un ben preciso modello di areo da caccia. Infine perché quasi subito dopo la segnalazione da parte di un sedicente “ex agente del Kgb” che aveva fatto la soffiata alla Procura gli inquirenti si sono accorti che la minaccia nei confronti di Salvini e il presunto piano per colpirlo era senza «consistenza investigativa». Eppure l’allora ministro aveva dichiarato: “L’ho segnalato io. Era una delle tante minacce di morte che mi arrivano ogni giorno. I servizi segreti parlavano di un gruppo ucraino che voleva attentare alla mia vita. Sono contento sia servito a scoprire l’arsenale di qualche demente. Penso di non aver mai fatto niente di male agli ucraini, ma abbiamo inoltrato la segnalazione e non era unmitomane. Non conosco filo-nazisti. E sono contento quando beccano filo-nazisti, filo-comunisti o filo chiunque”. Alla fine l’unico che l’ha sparata grossa quanto un missile era stato proprio lui.

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