Il Totoministri del governo M5S-PD

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-08-27

Paola De Micheli, Tommaso Nannicini, Antonio Misiani, Roberto Morassut, Graziano Delrio, e fra i renziani di antico rito Ettore Rosato, uno fra Andrea Marcucci e Lorenzo Guerini. Ma godono di buone prospettive anche altri big come Paolo Gentiloni e Dario Franceschini

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Il Totoministri del governo M5S-PD già impazza nonostante l’intesa ufficiale tra i due partiti non sia ancora stata comunicata e il voto su Rousseau rimanga un’incognita. Secondo Repubblica però non solo già si tratta, ma si è anche deciso qualcosa: il Partito Democratico, spiega Emanuele Lauria, avrebbe ottenuto il ruolo di vicepremier unico, per il quale è in pole il numero due del partito, Andrea Orlando. E farebbe entrare altre figure di spicco: Paola De Micheli, Tommaso Nannicini, Antonio Misiani, Roberto Morassut, Graziano Delrio, e fra i renziani di antico rito Ettore Rosato, uno fra Andrea Marcucci e Lorenzo Guerini. Ma godono di buone prospettive anche altri big come Paolo Gentiloni e Dario Franceschini.

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Secondo il quotidiano ci sono ancora dubbi sul ministero dell’Economia: calda la pista che porta ad Antonio Misiani, responsabile per le politiche economiche del partito ma resta in gioco l’uscente Giovanni Tria e c’è una nuova opzione forte, quella rappresentata dall’eurodeputato Roberto Gualtieri. Nome che i dem, però, potrebbero spendere pure come commissario Ue. Anche gli Esteri spetterebbero al Nazareno e qui torna in ballo il nome di Paolo Gentiloni, mentre per il Lavoro si punterebbe sul senatore Nannicini, docente di Economia politica alla Bocconi. Al ministero dello sviluppo economico potrebbe andare Misiani, se non gli toccasse la poltrona che scotta di via XX Settembre.

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Il Totoministri de La Stampa invece vede spuntare Enrico Giovannini per la poltrona di ministro dell’Economia, mentre Luigi Di Maio chiede per sé il ministero dell’Interno mentre il PD vorrebbe il ritorno di Marco Minniti o l’approdo al Viminale di Dario Franceschini.

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Danilo Toninelli lascerà invece le infrastrutture e i trasporti, al suo posto si pensa a Patuanelli o a Delrio mentre Spadafora potrebbe trasferirsi alla Famiglia al posto della leghista Locatelli che ieri chiamava l’insurrezione di piazza. Il Corriere della Sera punta su Emanuele Fiano alla Difesa, Roberto Cingolani all’Istruzione ed Enzo Moavero Milanese confermato agli esteri.

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Il Sole 24 Ore dice invece che al Pd spettano – secondo lo schema di accordo delle scorse ore basato sul fatto che Conte è da considerarsi in quota M5s e non “terzo” – anche gli Esteri (il nome più accreditato resta quello di Paolo Gentiloni, a meno che l’ex premier non vada alla commissione Ue per la quale sono in corsa anche Enrico Letta e Roberto Gualtieri) e l’Economia (qui sono in campo Antonio Misiani o Gualtieri, ma tra i democratici di fa strada l’ipotesi di un ritorno di Pier Carlo Padoan salvo veti da parte del M5s). È invece braccio di ferro sulla Giustizia: il Pd vorrebbe la casella per un rappresentante di Leu, ossia Pietro Grasso, o per il vicesegretario Andrea Orlando mentre Di Maio vorrebbe confermare l’attuale ministro Alfonso Bonafede. Così come il leader politico del M5s vuole confermare Riccardo Fraccaro in squadra. E anche la ministra della Sanità Giulia Grillo dovrebbe restare al suo posto.

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Infine c’è il Messaggero che pronostica l’economia per Tommaso Nannicini, che giusto ieri ha detto che la convivenza con Laura Castelli sarebbe piuttosto difficile.

Leggi anche: Come il voto su Rousseau mette a rischio il governo M5S-PD

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