E poi si scoprì che il prefetto per cui vengono chieste le dimissioni di Lamorgese fu scelto da Salvini

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-12-10

Michele di Bari ottenne l’incarico – su indicazione dell’allora ministro dell’Interno – di capo dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Ministero dell’Interno nel maggio del 2019

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Partiamo da un assunto: Michele Di Bari non è accusato di nulla e non risulta indagato. Agli arresti domiciliari – con l’accusa di caporalato in Puglia – è finita la moglie del prefetto, Rosalba Livrerio Bisceglia che ora dovrà difendersi davanti ai magistrati. Nel mirino dell’inchiesta, dunque, c’è la coniuge di un uomo che lavora all’interno del Viminale e che ricopre il ruolo di capo dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Ministero dell’Interno. Questo ha portato partiti come Fratelli d’Italia (in primis) e Lega a chiedere all’attuale Ministra Lamorgese di riferire in Parlamento, mentre alcuni rappresentanti dei suddetti partiti già sventolano la bandiera della richiesta di dimissioni.

Michele Di Bari fu scelto al Viminale da Matteo Salvini

Un polverone, quello politico, che fonda le sue basi sul nulla. Abbiamo già spiegato i motivi per cui Michele Di Bari – che, tra l’altro, si è anche già dimesso dal suo incarico – non abbia nulla a che vedere con Luciana Lamorgese. Ma a questa vicenda si aggiunge un nuovo tassello che mette in evidenza l’incoerenza della Lega e di Fratelli d’Italia nelle loro assurde richieste. Perché quel prefetto ha ricevuto l’incarico di capo del dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Viminale – udite udite – alla fine di aprile del 2019.

Facciamo un breve passo indietro. Prima del Papeete, infatti, l’esecutivo era guidato dalla prima esperienza (poi bissata dopo la crisi con una nuova maggioranza) di Giuseppe Conte. L’allora Presidente del Consiglio era sostenuto dal MoVimento 5 Stelle e dalla Lega. Il Ministro dell’Interno, all’epoca, era proprio il segretario del Carroccio – che ricopriva anche l’incarico di vicepremier insieme a Luigi Di Maio, come nella più classica poltrona per due – che rimase in carica fino al termine dell’estate, quando dopo lo “schiaffo del Papeete” ci fu quell’acceso confronto in Aula nel giorno del voto di sfiducia al capo del governo Conte.

Una nomina arrivata il 30 aprile del 2019, con l’incarico di capo dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Ministero dell’Interno iniziato pochi giorni dopo. E quel nome fu proposto in Consiglio dei Ministri proprio da Matteo Salvini, capo del Viminale. Insomma, ricordando come Michele Di Bari non sia accusato assolutamente di nulla (e le colpe delle mogli non possono ricadere sui nemici), forse la Lega dovrebbe guardare nel proprio specchio prima di puntare il dito e scoprire ancora una volta – come accaduto per il caso dell’attentatore di Cannes – che la propaganda non può insistere su argomenti seri. Come in questo caso.

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