Maurizio Gasparri va in pensione (dopo 9 anni di lavoro su 37)

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-07-03

Il Fatto racconta che il senatore-giornalista di Forza Italia dal primo giugno gode dell’assegno da dipendente del Secolo d’Italia. Ma è stato in aspettativa 28 anni

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Maurizio Gasparri va in pensione dopo nove anni di lavoro su 37. Lorenzo Giarelli sul Fatto Quotidiano racconta che il senatore di Forza Italia ha regolarmente ottenuto la quiescenza e il relativo trattamento previdenziale a partire dal primo giugno dopo il suo lavoro al Secolo d’Italia:

Già, perché Maurizio Gasparri ha appena concluso il suo rapporto di lavoro con il Secolo d’Italia, storico giornale di destra diventato organo di partito del Movimento Sociale Italiano e di Alleanza Nazionale, prima della nascita del Pdl e della sua seconda vita online, edito dalla Fondazione An. Qui Gasparri era arrivato nel 1983 da praticante e qui si è consegnato alla pensione, adesso che di anni ne ha quasi 64.

Piccolo dettaglio:  ricoprendo ininterrottamente la carica di parlamentare dal 1992, il senatore forzista era in aspettativa da quella data, ovvero ventotto anni, avendo perciò continuato a versare i contributi all’Inpgi, la cassa previdenziale dei giornalisti, attraverso il proprio stipendio da onorevole. Nove anni di lavoro e 28 di aspettativa valgon bene la pensione, che adesso potrebbe essere ridotta perché Gasparri percepisce altro reddito ma che comunque è fieno in cascina per il futuro, tenendo conto che l’ex ministro nel frattempo continuerà a maturare la pensione da parlamentare.

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Tutte circostanze che il senatore minimizza: “A una certa età e con una certa anzianità si va in pensione, non è una notizia. Tutto è accaduto in base alle norme e alle regole, non c’è nulla di strano”. Per capire come, allora, serve un passo indietro. Gasparri è giornalista professionista dal 1985 e come tale è iscritto all’Ordine dei giornalisti del Lazio, ma già dal 1983, all’epoca ventisettenne e già vice di Gianfranco Fini nel Fronte della Gioventù, entra al Secolo d’Italia come praticante.

Le cose vanno bene, tanto che nel 1991 Gasparri diventa condirettore del giornale, anche se dopo appena un anno decide di candidarsi al Senato con il Msi riuscendo a essere eletto. A quel punto si mette in aspettativa, ma fino al 1994 continua a dirigere il Secolo: “Non prendevo una lira e anzi – rivendica oggi – ho mantenuto la carica di caposervizio pur facendo il lavoro del direttore, come testimoniava la gerenza. Questo per non gravare sui conti del giornale”.

E così prima dell’addio Gasparri ha potuto rimpinguare il proprio curriculum giornalistico, che adesso si conclude (a meno di collaborazioni post-pensione) dopo 37 anni – e qualche mese – di cui 28 passati in Parlamento, in ben altre faccende affaccendato. Tutto sommato, Gasparri ha dunque motivo per ritenersi soddisfatto.

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