«Matteo Orfini si dimetta da commissario del PD a Roma»

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-06-23

Dopo giorni di silenzio arriva Marianna Madia a chiedere le dimissioni dopo il disastro della Capitale

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Mentre i maggiorenti del Partito Democratico fischiettano e distolgono lo sguardo ci vuole il coraggio di Marianna Madia per gridare che il re forse non sarà nudo, ma il commissario è in mutande. E così la ministra ex veltroniana della Pubblica Amministrazione in un’intervista dice quello che a Roma tutti pensano: Matteo Orfini si deve dimettere da commissario del Partito Democratico dopo i pessimi risultati elettorali. Lo fa in un’intervista a Repubblica firmata da Giovanna Vitale:

«A Roma i numeri sono talmente chiari e violenti che è inutile cincischiare: o il Pd si libera dalle piccole e mediocri filiere di potere che lo tengono ancora in pugno e torna per strada, ad ascoltare i cittadini, i loro problemi e necessità, oppure muore. Deve aprirsi, rinnovarsi. Nella capitale siamo stati travolti. E oggi siamo in mare aperto. Che però può essere un’opportunità».
Non sarà troppo ottimista?
«No. La sconfitta ha portato tanti giovani amministratori a pagare colpe non loro: penso ai presidenti dei municipi romani – età media 35 anni – che hanno governato bene i loro territori ma hanno perso. Ebbene, ora serve il coraggio di mettersi in gioco. Senza che nessuno abbia l’arroganza, anche perché non ne ha titolo, per dire cosa fare e come».

Matteo Orfini
Lo abbiamo visto picchettare il microfono in direzione per ricordare a D’Alema e Bersani…

Qualcuno potrebbe obiettare che un partito non è un talent show, ministro.
«E questa sconfitta non è una finzione, purtroppo. Perciò adesso chi ha idee e forza d’animo deve farsi avanti, perché noi del Pd romano siamo stati tutti rottamati. In questo c’è già un modello: si chiama Matteo Renzi. Il quale non ha aspettato che qualcuno gli dicesse “fai il sindaco di Firenze” o il segretario nazionale. Penso che il partito, a Roma e negli altri territori dove siamo in difficoltà, debba essere “stappato”. Non può più rinchiudersi in discussioni asfittiche e politiciste».
Teoricamente ineccepibile, praticamente inattuabile: il Pd romano commissariato da 18 mesi ha schemi piuttosto rigidi, neanche Renzi – se ci fosse – farebbero avvicinare.
«Ma in questo momento tutti gli schemi di gioco sono saltati. E bisogna avere l’umiltà di riconoscerlo. Se il tappo è Orfini, allora si dimetta da commissario. Non ci possiamo più permettere ostacoli al cambiamento. In città c’è una classe dirigente giovane, agisca. Ma senza aspettare che qualche capo corrente la candidi».

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