La storia del test dell’accendino per le mascherine

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-04-18

In questi giorni circolano molti video che fanno e invitano a fare il test dell’accendino sulle mascherine utilizzate nell’emergenza Coronavirus. Ma va spiegato che questi test non servono a validare l’efficacia di una mascherina nel fermare i virus

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In questi giorni circolano molti video che fanno e invitano a fare il test dell’accendino sulle mascherine utilizzate nell’emergenza Coronavirus. Uno che ha avuto più successo su Facebook è quello di un farmacista veneto, il cui filmato è stato ripreso anche dal Tempo e dal Corriere della Sera (che ha successivamente cancellato l’articolo). Ci sono altri video in tutto il mondo che parlano della stessa cosa.

La storia del test dell’accendino per le mascherine

Nel video si mettono a confronto le mascherine regalate dal governatore del Veneto Luca Zaia – di cui abbiamo già parlato spiegando che non proteggono contro il Coronavirus – con altri tipi e si mostra che mentre le tipologie di mascherine testate non permettono all’aria di uscire perché soffiando mentre si portano non si spegne la fiamma di un accendino, in quelle di Zaia si spegne. “Fate la prova con quella che avete a casa voi, se questa non ferma niente ma perché la devo mettere? Magari una che ferma potrebbe essere più utile. Mettete l’accendino davanti e soffiate o starnutite o fate qualcosa. Se non serve, buttatela via ‘ché non serve a niente”, dice.

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Ora, prima di tutto ribadiamo un concetto:  le mascherine made in Veneto non sono dispositivi di protezione individuale. A scanso di equivoci è scritto proprio sulla mascherina, dove c’è stato il tempo anche di stampare il logo della Regione Veneto, giusto per ribadire chi ha avuto l’idea. Sulla pagina Facebook di Grafica Veneta (l’azienda che le produce) non si parla di mascherine ma di “schermi filtranti” realizzati in base all’articolo 16 comma 2 del decreto del 17 marzo che autorizza «l’utilizzo di mascherine filtranti prive del marchio CE e prodotte in deroga alle vigenti norme sull’immissione in commercio».

Zaia su Facebook ha spiegato che la mascherina è realizzata con un “tessuto non tessuto” e che «ha tutte le caratteristiche per fornire un’ottima protezione per circa l’80% della popolazione, ad esclusione dell’uso prettamente sanitario e chirurgico». Quella che Zaia definisce «una mascherina dall’aspetto inedito» è molto simile come concetto e realizzazione (sui materiali non è possibile dirlo perché ad oggi non sono ancora state distribuite) a quelle fatte arrivare in Lombardia dalla Protezione Civile che fecero infuriare l’assessore al Welfare Giulio Gallera che le definì  «un fazzoletto o un foglio di carta igienica che viene unito» paragonandole al noto panno cattura-polvere.

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Ora che questo concetto è stato ribadito ed è chiaro al lettore, andiamo al punto dell’articolo: il test dell’accendino serve a valutare l’affidabilità di una mascherina come dispositivo di protezione individuale contro il Coronavirus? Il primo argomento che è necessario sottolineare è che si tratta di un test fai da te: non è scientifico perché dipende da troppi fattori soggettivi, la distanza dell’accendino, la forza del soffio e così via. Ma soprattutto in questo video in cui viene interpellato il ministero della Salute della Thailandia (a partire dal minuto 00.50) si mostrano proprio i test con l’accendino e si spiega che non sono validi perché non servono a capire se il filtro fermerà germi o virus. In compenso, l’esperimento con accendino può essere pericoloso perché la mascherina può prendere fuoco e causare danni al viso.

Si consiglia invece di testare il materiale con cui sono costruite e di vedere se nella confezione sono presenti le certificazioni, leggendo bene tutto quello che c’è scritto nelle avvertenze. Questo è un metodo più valido di qualunque test con l’accendino, che può al contrario generare la falsa sicurezza che una mascherina sia idonea perché non spegne la fiamma dell’accendino e magari far buttare una mascherina efficace perché la zona del filtro non è quella dove si è soffiato. Insomma, meglio comprare le mascherine certificate.

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