Opinioni
«Sono stata una sera in discoteca e ho infettato mio padre che ora lotta per la vita»
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2020-08-25
Il Corriere della Sera pubblica oggi la lettera di una studentessa universitaria fuori sede che ha trascorso l’estate in Italia tra spiaggia, palestra e serate con gli amici, all’aperto: «Avevamo deciso di non andare in posti chiusi». C’è stata una sola eccezione, per il compleanno del suo più caro amico. Martina ha preso il virus e ha contagiato nonni, cugina e […]
Il Corriere della Sera pubblica oggi la lettera di una studentessa universitaria fuori sede che ha trascorso l’estate in Italia tra spiaggia, palestra e serate con gli amici, all’aperto: «Avevamo deciso di non andare in posti chiusi». C’è stata una sola eccezione, per il compleanno del suo più caro amico. Martina ha preso il virus e ha contagiato nonni, cugina e suo papà. Che ora è in terapia intensiva. E lei scrive: spero che la mia storia serva ai coetanei.
Io e i miei amici avevamo deciso di non andare in discoteche e posti chiusi per evitare i contagi, però quel sabato era il compleanno del mio più caro amico, come facevamo a non festeggiare fino a tardi? Decidemmo che per una sera non sarebbe successo niente. Fu l’inizio del film horror che sto vivendo. La settimana dopo incominciai con sintomi come raffreddore e tosse, ed ho pensato fosse per via dell’aria condizionata.
Andai dal dottore e mi disse che non sembravano sintomi da Covid, la tosse era grassa (non secca) e non avevo febbre, quindi continuai a fare la mia vita normale, andavo a mangiare al ristorante con papà, giocavo a carte con i nonni e ci mettevamo a guardare la tv tutti insieme sul divano. La settimana dopo annunciarono che proprio nella discoteca dov’ero andata c’era stata una persona positiva, e tamponarono tutte le persone che erano state lì quella sera. Il risultato del mio tampone: positivo. Fecero il test a tutti i miei familiari. Solo la mamma fu negativa. Positivi i nonni, mia cugina di 12 anni, e papà. Il nonno è finito in ospedale e ora è stato dimesso e si sta riprendendo. Io, mia cugina e la nonna non abbiamo avuto problemi e dopo quattro settimane chiusi in casa siamo tornati negativi.
Invece papà no. Siccome stavo bene lui mi diceva che tanto non era il virus, che non aveva voglia di starmi lontano: «Dai, Marti, che poi ritorni a Madrid e non ci vediamo per tanto tempo». E anch’io pensavo così, e gli ho dato abbracci e baci… voglio tanto bene a papà. Ora è da due settimane in terapia intensiva, intubato. Sta lottando con tutte le sue forze, e io non posso vederlo, non posso aiutarlo, non posso ritornare indietro. Non me lo potrò mai perdonare. Ormai non ho più fame, ma devo sforzarmi di mangiare sennò la mamma sta male. Non riesco più a fare niente, nemmeno alzarmi dal letto al mattino, però lo faccio, per la mamma e per la nonna. A volte provo a fingere un sorriso per alleviare la loro preoccupazione. I giorni passano veloci, e non me ne accorgo neanche. Ripenso continuamente alla felicità di quella serata, alla sua orribile conseguenza, e prego che papà riesca a superare anche questa.
Credevo che l’estate 2020 sarebbe stata solo piena di noia, invece è diventata la peggiore della mia vita. Spero almeno che la mia storia possa essere utile ai miei coetanei.
Leggi anche: COVID-19: le regole da seguire per non infettare i parenti