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Mario Giordano e i medici cattivi che prescrivono antibiotici come acqua fresca

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-05-06

Il conduttore di Fuori dal Coro parla dell’antibiotico-resistenza e dice che “si continuano a prescrivere le pasticche magiche in allegria. Alla faccia dei piani, alla faccia degli allarmi”. Eppure le cause dell’antibiotico-resistenza non sono le prescrizioni mediche, ma il modo di usarli

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In Italia l’uso smodato e sbagliato di antibiotici “uccide una persona ogni ora. Nessuno in Europa riesce a far meglio di noi”. Lo scrive Mario Giordano nel suo nuovo libro ‘Sciacalli, edito da Mondadori, in cui il conduttore di Fuori dal Coro si concentra sui meccanismi che regolano il sistema sanitario italiano. “Pensate che in tutto il continente – scrive il giornalista – le vittime sono 33.000 l’anno (33.110 per l’esattezza, secondo la ricerca del 2018). Da noi 10.000 (10.762 per l’esattezza, secondo la ricerca del 2018). Vi rendete conto? Diecimila persone l’anno significa 27 al giorno, cioè, appunto, più di una all’ora. Proprio così: una persona all’ora, nel nostro Paese, muore perché, prescrivendo antibiotici quando non sono necessari, si creano le condizioni perché non siano più efficaci quando ce n’è davvero bisogno”. L’uso eccessivo di antibiotici, inoltre, secondo Giordano genera ogni “in Italia, 2,5 milioni di giornate di ricovero, che ci costano 1,5 miliardi di euro. E, quel che è peggio, diventeranno entro il 2050 la prima causa di morte nel nostro Paese”. Ma di chi è la colpa di tutto ciò? Di chi li prescrive, ovvero dei dottori: “Eppure, chissà perché, si continuano a prescrivere le pasticche magiche in allegria. Alla faccia dei piani, alla faccia degli allarmi. Alé, avanti: un antibiotico non si nega a nessuno, un antibiotico va via come il pane, un antibiotico si prende al posto delle cicche rinfresca alito”. – “Il risultato di queste prescrizioni facili – osserva Giordano – è devastante. Spendiamo quasi un miliardo l’anno, di cui il 90 per cento a carico del Servizio sanitario nazionale, per assumere dei farmaci che non soltanto il più delle volte sono inutili, ma che sono pure molto dannosi. E che ci espongono a sempre maggiori rischi”. Il giornalista ricorda che esistono già molti batteri che resistono alle terapie antibiotiche, “ma – dice – anziché rimediare e limitarne il consumo, noi, nonostante qualche piccolo miglioramento degli ultimi tempi, proseguiamo spediti verso l’indigestione: avanti, più pillole per tutti. Per la gioia di chi riempie le casseforti, ovviamente. Mentre noi riempiamo gli ospedali. E, ogni ora, pure gli obitori”.

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Eppure il sito dell’Istituto Superiore di Sanità c’è scritto tutt’altro. Ovvero che l’antibiotico-resistenza dipende dal fatto che una delle condizioni più pericolose è usare gli antibiotici non prescritti dal medico, oppure si prendano senza rispettare gli intervalli di tempo, non si completano le cure, si condividono con gli altri gli antibiotici rimasti inutillzati, o si prendono per curare raffreddore e influenza contro cui sono inefficaci. Più o meno la stessa cosa la spiega il portale del ministero della Salute, il quale ricorda che “Gli antibiotici possono essere assunti solo dopo valutazione da parte di un medico. Non sono, infatti, medicinali da automedicazione e, in farmacia, possono essere venduti esclusivamente dietro presentazione di ricetta medica. Una volta acquistato il farmaco, è indispensabile seguire scrupolosamente le indicazioni del medico su dosaggio, tempistica e durata della terapia. Infatti, ogni antibiotico è specifico per curare solo determinate malattie batteriche”. Ma allora non è colpa dei medici?

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