L’indice di contagio nelle regioni italiane e il caso Lombardia

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-05-06

Le stime dell’Istituto Superiore di Sanità: solo una regione sotto la soglia di 0,2 ipotizzata per autorizzare i trasferimenti tra territori: l’Umbria

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Oggi il Corriere della Sera pubblica un’infografica che mostra l’indice di contagio nelle regioni italiane con un nuovo parametro, ovvero RT e non più R0. Perché? R0 si misura dall’inizio dell’epidemia e indica il numero medio di casi secondari generati da un infettore. Un R0 pari a 4 vuol dire che una persona positiva ne poteva contagiare in media altre quattro. C’è un altro indicatore, RT, che è R0 nel tempo dopo che sono entrate in vigore le misure di contenimento del virus. Secondo l’Istituto superiore di sanità, Rt è l’indicatore più corretto da considerare. Ma c’è anche altro da considerare per stimare l’affidabilità dell’indicatore:

Il primo fattore da considerare è il numero dei tamponi: più se ne fanno, più il margine di errore diminuisce. Il secondo è che non comprende gli asintomatici. Dunque, c’è una stima, imprecisa, ma utile per avere un quadro generale. Ma come fa a diminuire il tasso? «Per due fattori — spiega Stefano Merler, epidemiologo della Fondazione Kessler—. Per la mancanza di contatti tra persone, e quindi grazie al lockdown. E perché aumenta il numero degli immuni, da guarigione spontanea». Difficile farlo arrivare a zero, ma si può tenerlo sotto controllo: «Se sei a 0,5 puoi permetterti anche di raddoppiare i contagi. Fermo restando che non esiste una formula magica».

Nella fase 2, monitorando un aumento di contagiati, si interverrà a livello locale: «Verificheremo in pochi giorni un eventuale aumento, che comunque sarà contenuto. A quel punto si potrà intervenire a livello regionale, provinciale e per aggregati di Comuni».

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L’indice di contagio nelle regioni italiane (Corriere della Sera, 6 maggio 2020)

Infine, c’è il caso Lombardia:

Secondo i dati della Lombardia, l’Rt della regione è 0,75. Per gli ultimi dati dell’Iss, del 27 aprile, è però a 0,53. Perché questa difformità? «I dati sono uguali — spiega Sala —, la differenza dipende dagli algoritmi usati. I nostri numeri sono frutto dell’elaborazione di nostri ricercatori e fanno una media degli ultimi tre giorni. Ma la sostanza non cambia. E cioè che i lombardi stanno reggendo bene. Ci sono quattro milioni di cittadini al lavoro. Solo il 60 per cento è però in movimento, segno che lo smart working sta incidendo positivamente».

Il fatto che una Regione sia sotto la media autorizza nuove aperture? «Sono scelte politiche — dice Merler —. Ma teniamo presente che ci sono due fattori che vanno in direzione opposta: il numero di contagiati e quello degli immuni. In Lombardia è alto il primo, ma anche il secondo. La Basilicata ha pochi contagiati, ma se si sviluppasse l’infezione avrebbe una platea potenziale più ampia. Dunque bisogna bilanciare».

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