Il M5S scopre improvvisamente le virtù del “partito di Bibbiano”

di dipocheparole

Pubblicato il 2019-08-12

“Il partito di Bibbiano“, lo chiamava Luigi Di Maio qualche giorno fa. Ma adesso che il Partito Democratico potrebbe essere decisivo per salvare le poltrone del MoVimento 5 Stelle e la legislatura in cui i grillini hanno più parlamentari, l’orizzonte degli eventi è leggermente mutato. E così ieri Luigi Di Maio ha continuato ad aggiornare …

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“Il partito di Bibbiano“, lo chiamava Luigi Di Maio qualche giorno fa. Ma adesso che il Partito Democratico potrebbe essere decisivo per salvare le poltrone del MoVimento 5 Stelle e la legislatura in cui i grillini hanno più parlamentari, l’orizzonte degli eventi è leggermente mutato. E così ieri Luigi Di Maio ha continuato ad aggiornare la sua pagina facebook senza pronunciare mai la parola “Renzi” – perché non vuole che i suoi fans seppelliscano di insulti l’alleanza pronta a nascere – mentre i suoi parlamentari cominciavano ad esprimere moderata soddisfazione nei confronti della proposta del PD. Tra questi c’è Primo Di Nicola, che ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera:

«Benvenuto Renzi. Una proposta di grande responsabilità. Mette davanti gli interessi del Paese a quelli di partito».

C’è chi pensa il contrario: le candidature delle nuove elezioni le gestirebbe Zingaretti.
«Io sto agli atti ufficiali. E mi risulta che la proposta di Renzi non sia isolata nel Pd. Lo stesso Franceschini ha chiesto il dialogo. Sono sicuro che il segretario saprà cogliere l’occasione».

primo di nicola

Avete detto che il Pd era il partito di Bibbiano. Come si riparte?
«L’azzardo di Salvini ha il pregio di far riemergere una grande attenzione agli interessi nazionali».

Quale azzardo?
«Ha fatto saltare il tavolo. Con una motivazione che ancora adesso si fa fatica a capire,con toni inquietanti: chiedendo “pieni poteri”. E con un programma che numeri alla mano, tra flat tax, Iva e spese indifferibili, costerebbe più di 40 miliardi. In pratica uno scontro totale con l’Ue. Lui dice che“se ne fotte”, irresponsabilmente. Soprattutto dopo l’opera diplomatica certosina del presidente del Consiglio, di Tria e del capo dello Stato con l’Ue. Mi pare la premessa per uscire dall’euro».

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