Luigi Di Maio, la metamorfosi dell’attaccapanni

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-08-28

Così come da capo politico doveva inscenare la svolta moderata, adesso da capo della trattativa deve inscenare la svolta del guappo. È sempre tanto giovane e sempre tanto disponibile: avrà di nuovo il giusto compenso.

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È la metamorfosi dell’attaccapanni. Mattia Feltri oggi su La Stampa verga un ritratto a tinte forti di Luigi Di Maio, raccontando come i suoi capricci odierni per un posto di peso nel governo, osteggiati dagli eletti M5S che lo vorrebbero fuori, sono il risultato di un tentativo di raccattare il raccattabile nella trattativa con il Partito Democratico

Nicola Zingaretti, che passa di vertice in vertice levandosi e rimettendosi la giacca, mentre lui, Di Maio, affina l’abbronzatura con l’ostentata noncuranza del più forte. E quando gli ricapita? Sì è fatto quattordici mesi da pecora, si gusta quattordici giorni da leone – il bell’inganno dell’orsacchiotto – fa i capricci come Napoleone a Borodino, e dopo un capriccio ce n’è un altro, e Zingaretti dice no, questo no e va bene sì, e poi di nuovo no e va bene sì.

Tutto quanto, però, a prima vista. Perché è soltanto un gioco dei mimi, se qualche cosa di epocale resterà dei tempi gialloverdi è il sovvertimento disincantato delle fondamenta del pensiero, per cui il nuovo discorso sul metodo dopo Di Maio prevede che non si pensi dunque si è.

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Poi, trullalero trullalà, ecco il capo: Di Maio. Chi se non lui, l’attaccapanni? Eccolo camuffato da folla oceanica. E infine, per tornare ai giorni di ora, eccolo camuffato da Salvini. Fa a Zingaretti quello che fu fatto a lui, ma è paso doble, è esposizione universale, come sempre tutto gli passa sopra la testa, lui è perché non pensa: l’intesa col partito di Bibbiano è stato presa a Bibbona a casa di Beppe Grillo, Zingaretti ha gettato le basi della trattativa al telefono con Davide Casaleggio, il premier Giuseppe Conte si è guadagnato la stima del Quirinale e della Associati nel solco di un’antica verità: poco se si valuta, molto se si paragona.

E adesso ai Cinque stelle serve di raccattare il raccattabile, e se tocca prendere un po’ per la collottola il Pd hanno l’uomo giusto: gli si accorciano i pantaloni, lo si spedisce sotto l’ombrellone, lo si ingozza di vanagloria, lo si salvinizza quanto basta. Così come da capo politico doveva inscenare la svolta moderata, adesso da capo della trattativa deve inscenare la svolta del guappo. È sempre tanto giovane e sempre tanto disponibile: avrà di nuovo il giusto compenso.

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