Luciano Moggi e l'associazione a delinquere che ha guidato il calcio italiano

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-03-24

La prescrizione certifica che dove c’era il fumo c’era anche l’arrosto. Anche se il Direttore fa finta di niente

article-post

Clamoroso al Cibali. La prescrizione che salva Moggi e Giraudo certifica che Calciopoli era davvero Calciopoli. Nonostante gli anni e i fiumi di inchiostro che molti hanno impegnato allo scopo di derubricare il tutto a Grande Complotto, la decisione della terza sezione penale della Corte di Cassazione ha accolto le richieste del pg della suprema corte Gabriele Mazzotta, che aveva chiesto di confermare «l’esistenza di una associazione a delinquere finalizzata a condizionare i risultati delle partite, le designazioni arbitrali, le carriere dei direttori di gara, e l’elezione dei vertici della Lega calcio». Per Mazzotta erano da convalidare le sentenze di secondo grado, ad eccezione di alcuni episodi di frode sportiva e delle condanne di Bertini e Dattilo. Mazzotta inoltre ha descritto la struttura associativa contestata, «nella quale tutti si ritrovavano ad attentare ai risultati delle singole partite ma anche a dare appoggio a Carraro, candidato al vertice della Figc, o a pilotare dossier contro i Della Valle, ‘colpevoli’ di volere un altro presidente alla guida della Lega. E si interferiva anche nella progressione delle carriere degli arbitri». Il pg ha ricordato anche che i sodali del ‘sistema Moggi’ si erano dotati di un “apparato organizzativo con schede telefoniche svizzere riservate, difficilmente aggredibili da intercettazioni legali o illegali, come quelle dell’Inter».
 
LUCIANO MOGGI E L’ASSOCIAZIONE A DELINQUERE CHE HA GUIDATO IL CALCIO ITALIANO
Moggi ha accolto la sentenza cercando di far passare la prescrizione come una prova della sua innocenza: «Abbiamo scherzato. In nove anni  si è stabilito che il campionato e’ stato regolare, i sorteggi regolari, e che le comunicazioni non ci sono state». Una posizione quantomeno curiosa per Lucky Luciano: lui, che scemo non è, non ha rinunciato alla prescrizione come ha fatto l’ex arbitro Massimo De Santis che era convinto di dimostrare la propria innocenza. E infatti De Santis è stato condannato.  «Questa sentenza non scioglie un nodo principale che è quello dell’associazione a delinquere che adesso è rimasta veramente poca cosa”, ha detto l’avvocato di Moggi, Maurilio Prioreschi. «Questo processo è partito con 41 tra arbitri e assistenti di linea prima indagati e poi imputati ed è praticamente rimasta una associazione con solo due arbitri, Racalbuto e De Santis, e solo 3 frodi sportive sulle 21 contestate all’inizio nelle quali sono stati condannati due arbitri: Racalbuto per Cagliari-Juve e Roma-Juve e De Santis per Fiorentina-Bologna. Mi sembra veramente poca cosa rispetto a quello che era stato ipotizzato dai pubblici ministeri all’inizio».  Vero. Così come è vero che alla prescrizione anche Moggi avrebbe potuto rinunciare, dimostrando così nei fatti la clamorosa macchinazione giudiziaria che ha immaginato nei suoi confronti. Non lo ha fatto, e con il senno di poi si capisce che ha fatto benissimo. Intanto può calare il sipario sulla stagione più buia del calcio italiano. E sui suoi protagonisti, nel frattempo invecchiati proprio male.

Potrebbe interessarti anche