Come la Lombardia ha costretto le RSA a riaprire durante l’emergenza Coronavirus

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-04-23

Ci sono anche Rsa che, sulla base del documento del 23 febbraio, sono state costrette a riaprire. Il Fatto racconta della casa ospitale Aresi, a Brignano Gera D’Adda, in provincia di Bergamo, che aveva deciso di sbarrare il proprio centro diurno su disposizione del direttore sanitario

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Ieri nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera Attilio Fontana si è detto in pace con la sua coscienza per quanto fatto in Lombardia durante l’emergenza Coronavirus. Oggi Maddalena Oliva sul Fatto Quotidiano racconta un nuovo documento ufficiale della Regione, intitolato “Chiarimenti relativi all’applicazione dell’Ordinanza del Ministero dellaSalute di intesa con il Presidente di Regione Lombardia”. Data: 23 febbraio 2020, ovvero due giorni dopo lo scoppio del primo focolaio a Codogno.

Nel documento della Regione si legge: “Le case di riposo/Rsa restano aperte a visite di parenti che devono attenersi alla regola di accesso alla struttura in numero non superiore a 1 visitatore per paziente. Anche i Centri Diurni rimarranno aperti. Con riferimento alle Unità d’offerta sociali, considerato che tali strutture sono autorizzate e eventualmente convenzionate dai singoli Comuni, si rimanda agli stessi la valutazione in merito”. Queste disposizioni rimarranno valide almeno fino all’8 marzo. Permettendo di fatto così, per più di due settimane dallo scoppio dell’epidemia, il contatto con persone che arrivando dall’esterno hanno potuto, da asintomatiche, diffondere il virus nelle strutture. E, soprattutto, permettendo agli anziani di incontrarsi per qualche ora nei centri diurni, per poi ritornare dalle proprie famiglie, col rischio potenziale di un contagio a catena.

La polemica su un certo ritardo, e sulla mancanza di linee guida chiare a riguardo da parte della Regione, era già stata sollevata, a partire dal sindaco di Bergamo Giorgio Gori. Emilia Romagna e Veneto avevano infatti emesso subito un’ordinanza regionale che imponeva la chiusura dei centri diurni per anziani e disabili. Mentre ancora nella prima settimana di marzo mancava una direttiva univoca su tutti i territori della Lombardia.

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Ma non solo. Ci sono anche Rsa che, sulla base del documento del 23 febbraio, sono state costrette a riaprire. Proprio sul Fatto, il 5 aprile scorso, avevamo raccontato della casa ospitale Aresi, a Brignano Gera D’Adda, in provincia di Bergamo, che aveva deciso di sbarrare il proprio centro diurno su disposizione del direttore sanitario. “Ma l’Ats mandò una lettera a tutte le strutture –ricorda Marco Ferraro, presidente della Aresi – dicendoci che potevamo anche essere accusati di interruzione di servizio pubblico, con conseguente revoca dell’accreditamento. Così siamo rimasti aperti fino alla fine della prima settimana di marzo,una disposizione tardiva…Nessuno a Milano aveva capito l’uragano che stava arrivando”. Il danno più grosso era fatto.

Leggi anche: Le balle di Attilio Fontana al Corriere della Sera su RSA e zone rosse

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