Le linee guida della Lombardia che costringono i familiari a stare a un metro di distanza al ristorante

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-05-20

La Regione Lombardia modifica le linee guida del governo e fa saltare la deroga per i familiari. Così due persone che dormono insieme dovranno cenare a 1 m di distanza, e se il tavolo è largo 80cm non potranno sedersi una di fronte all’altra

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La Regione Lombardia ha modificato le linee guida del governo sui ristoranti cancellando la possibilità di stare vicini a meno di un metro per i familiari. E ottenendo così l’effetto comico di vedere persone che vivono nella stessa casa, dormono nello stesso letto ma se vanno a cena fuori devono stare a un metro di distanza.

Le linee guida della Lombardia che costringono i familiari a stare a un metro di distanza al ristorante

Le linee guida condivise tra governo e regioni infatti spiegavano che “I tavoli devono essere disposti in modo che le sedute garantiscano il distanziamento interpersonale di almeno 1 metro di separazione tra i clienti, ad eccezione delle perrsone che in base alle disposizioni vigenti non siano soggette al distanziamento interpersonale”, ovvero i familiari.

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Ma la Regione guidata (?) da Attilio Fontana ha emanato delle linee di indirizzo per la riapertura delle attività economiche e produttive che aggiungono “i casi di accompagnamento di bambini di sei anni o non autosufficienti” eliminando la frase sulle persone non soggette al distanziamento interpersonale.

● Negli esercizi che non dispongono di posti a sedere, consentire l’ingresso ad un numero limitato di clienti per volta, in base alle caratteristiche dei singoli locali, in modo da assicurare il mantenimento di almeno 1 metro di separazione tra i clienti.
● Laddove possibile, privilegiare l’utilizzo degli spazi esterni (giardini, terrazze, plateatici), sempre nel rispetto del distanziamento di almeno 1 metro.
● I tavoli devono essere disposti in modo che le sedute garantiscano il distanziamento interpersonale di almeno 1 metro di separazione tra i clienti, salvo i casi di accompagnamento di minori di sei anni o persone non autosufficienti; detto ultimo aspetto afferisce alla responsabilità individuale. Tale distanza può essere ridotta solo ricorrendo a barriere fisiche tra i diversi tavoli adeguate a prevenire il contagio tramite droplet.

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Il risultato finale è quindi che un bambino con meno di sei anni può stare vicino al padre o alla madre in un ristorante; tutti gli altri familiari, compresa la moglie, dovranno stare distanti un metro. Uno dei primi a notare le regole così curiose è stato il sindaco di Bergamo Giorgio Gori:

E questa è la meravigliosa supercazzola di Fontana che gli risponde: “La nostra scelta è mirata a semplificare la vita dei ristoratori e quella dei cittadini. Abbiamo deciso di puntare su regole uniformi con l’obiettivo di evitare di rendere ancor più complicata la gestione di una situazione emergenziale e, per certi versi, senza precedenti”.  “Se invece, anche in questo caso si vuol far prevalere la critica e la polemica fine a se stessa, beh allora derubrico questa sua uscita come l’ennesimo attacco politico e pretestuoso alla Regione Lombardia. Senza però evidenziare che da un sindaco, convertitosi al rigore e alla fermezza dopo qualche uscita iniziale a dir poco improvvida, ci si aspetterebbe qualcosa di diverso”, conclude Fontana.

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