Lo sci si ferma anche con il nuovo governo. E ora con chi se la prende Salvini?

di Lorenzo Tosa

Pubblicato il 2021-02-15

Il premier Draghi ha condiviso e sottoscritto la decisione del ministro Speranza di bloccare lo sci fino al 5 marzo, scatenando l’ira di Salvini e la Lega. Ma non era tutta colpa del governo Conte che voleva chiuderci tutti in casa e mandare all’aria un intero settore?

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Quello a cui nessuno ormai credeva più, alla fine è accaduto: il ministro della Salute Roberto Speranza ieri sera ha firmato il provvedimento con cui proroga lo stop a tutto lo sci amatoriale e non agonistico fino al prossimo 5 marzo, in quella che si può considerare il primo atto importante del nuovo governo Draghi.

Decisivo il parere del Comitato tecnico scientifico e le preoccupazioni per la variante inglese che – dati alla mano – è responsabile del 18% dei contagi nell’ultimo periodo. In pratica: un contagiato italiano su cinque è positivo al ceppo d’Oltremanica. E poi ci sono altri dati di realtà: l’emergenza è ancora tutt’altro che superata, anche se qualcuno nel frattempo si era illuso. I numeri in possesso dei tecnici non sono affatto rassicuranti, confermati dal grido d’allarme che arrivano da medici e infermieri di molti ospedali, preoccupati per quelle che sono chiare avvisaglie di una nuova recrudescenza del virus. D’altra parte, come era facile immaginare, la decisione di Speranza ha mandato su tutte le furie, prima ancora che gli sciatori, gli operatori e i lavoratori del comparto della montagna, che si sono sentiti traditi da una decisione presa in zona Cesarini, dopo che lo stesso governo, appena una settimana prima, aveva assicurato che ci fossero le condizioni per una riapertura in sicurezza.

Siamo alle solite, insomma. Da qualunque punto di vista osservi la questione, il Covid impone quella che è, ad oggi, ancora un’irrisolvibile equazione che metta insieme il criterio di massima prudenza e la salvaguardia economica e sociale dei settori più colpiti. Il virus, insomma, è ancora lì tra noi, anche se nell’ultimo mese ce ne siamo dimenticati, troppo presi a occuparci di chi avrebbe votato una fiducia o a far la conta del toto-ministri, in quella che appare, ogni giorno che passa, la crisi più incomprensibile e imperdonabile della storia repubblicana. Ma come? Non era il governo Conte che sadicamente voleva tenerci chiusi in casa? Non era il governo precedente che voleva far fallire i lavoratori della montagna e mandare gambe all’aria un intero settore?

Chi si era illuso che con Draghi al governo il virus sarebbe magicamente sparito dalle nostre vite dovrà fare i conti con la realtà. Nel caso qualcuno non se ne fosse ancora accorto, siamo (ancora) in una pandemia. E chi prende decisioni così complesse lo fa dovendo mettere insieme e tenere in equilibrio una quantità di fattori, interessi, dati, previsioni inimmaginabili. Si chiama anche politica. Giusta o sbagliata che sia. Era così ieri con Conte. Sarà così domani con Draghi. Quello stesso Draghi da cui in molti si attendevano la fine dell’austerity sanitaria e l’inizio di una nuova stagione di aperture e che, invece, ieri – come riporta “Repubblica” – non solo è (ovviamente) informato della decisione del suo ministro ma l’ha anche sottoscritta e approvata al termine di un lungo confronto proprio con Speranza. Alla faccia di quel Matteo Salvini che continua a ululare alla luna contro ogni chiusura come se fosse un ultras dai banchi dell’opposizione. Qualcuno lo avvisi che ora siede al governo.

 

 

 

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