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“Se scappa un leone, chi metti in gabbia?”: la lettera di Luciana Littizzetto allo Stato sui femminicidi | VIDEO
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2021-11-29
L’attrice e conduttrice legge, a “Che Tempo che fa”, una lettera scritta di proprio pugno sui femminicidi
Ancora una volta, Luciana Littizzetto si rivolge direttamente allo Stato. Lo aveva già fatto in diverse occasioni, parlando dell’assegno ai disabili e anche dei diritti delle persone che fanno parte della comunità LGBTQ+. E ieri, nel corso della trasmissione condotta da Fabio Fazio, ha letto una lettera che parla di femminicidi.
“Sai quante sono le donne in Italia? Il 51,3%, e tante tantissime di loro ogni giorno sono picchiate, minacciate, calpestate e spesso uccise da un compagno o un marito violento. Si chiama femminicidio.”
La lettera di @lucianinalitti questa sera sul tema del femminicidio a #CTCF pic.twitter.com/0vnfQkHNkd
— Che Tempo Che Fa (@chetempochefa) November 28, 2021
Littizzetto e la lettera allo Stato sui femminicidi in Italia
Una lettera, quella scritta e letta da Luciana Littizzetto nel corso dell’ultima puntata di “Che Tempo Che Fa” (RaiTre), che parte dai numeri e poi si sviluppa raccontando di come lo Stato potrebbe agire repentinamente, visti alcuni presupposti già adottati in altre occasioni, per altri fatti (di cronaca e no):
“Caro Stato, non gassoso, non interessante. Ma Stato dei diritti, dove i diritti di ciascuno è sentirsi protetto. E per copia-conoscenza ai 622 deputati e deputati che lunedì non erano presenti al discorso della Ministra Bonetti. Caro Stato, tu fai cose bellissime come la campagna di vaccinazione, i bonus bebè, i posti auto per i disabili, i calendari dei carabinieri. Ma c’è una cosa su cui dovresti impegnarti di più: sai quante sono le donne in Italia? Il 51,3%. E tante, tantissime di loro, ogni giorno sono picchiate, minacciate, calpestate e spesso uccise da un marito o un compagno violento. Si chiama femminicidio. E il femminicidio, caro Stato, non è quasi mai un evento imprevedibile. Per questo le donne che denunciano devono essere credute e protette da subito. Perché mentre la giustizia è lenta, la violenza è molto, molto veloce. Le donne possono fare il primo passo denunciando, ma poi non puoi dare a loro la responsabilità di salvarsi. Sei tu, Stato mio.
Sono 109 le donne uccise fino ad oggi, praticamente come la platea di persone che ho qui davanti. Fanno più o meno la media di una donna uccisa ogni tre giorni. L’8% in più rispetto al 2020. Di queste donne, 93 sono state uccise in ambito familiare o affettivo. Questo significa che il mostro non è là fuori, ma è in casa. Però poi sono le donne che, dopo aver denunciato, devono nascondersi, scappare, andare nella case-rifugio, andare nei centri anti-violenza, cambiare identità e città. Ma perché a pagare la doppia pena è sempre la vittima e mai il carnefice? Dovrebbero essere gli uomini violenti ad andare in un centro anti-violenza. Sei violento? E non ti insegniamo a non esserlo più. Ma in un posto chiuso, dove resti finché non impari. Scusa eh, ma se c’è un leone libero in città appena scappato dallo zoo, chi mettono in gabbia il prima possibile? Il leone o i cittadini che sono in pericolo? Non è logico? E caro Stato, non bastano le misure intermedie, tipo il divieto di avvicinamento. Ma cosa vuoi che gliene freghi a un pazzo e violento che vuole a tutti i costi ucciderti del divieto di avvicinamento? Cosa pensi che faccia, che vada in giro con il metro a calcolare la distanza come un geometra dal catasto? Non ci deve poter arrivare a quella casa lì, altrimenti a me donna passa la voglia di denunciare, lo capisci? “
Il tempo che stringe
E i fatti di cronaca, praticamente all’ordine del giorno, indicano nei femminicidi una delle tragedie più comuni in Italia. Luciana Littizzetto sottolinea come, per altri aspetti della vita giudiziaria in Italia, siano stati presi dei provvedimenti ben definiti. Ma questo non accade per le donne vittime di violenza.
“Dovete mettervi intorno a un tavolo e trovare nuove strade. Perché ora, in quella zona grigia tra la denuncia e la condanna, i violenti compiono massacri. Uccidono le donne, pure i figli e le famiglie al completo. Per questo, caro Stato, appena la donna denuncia il compagno violento deve essere messo in galera. O in uno spazio nuovo che ci inventiamo a posta, una comunità di recupero, un centro di accoglienza, un luogo controllato che gli impedisca di nuocere. Però bisogna toglierli dalla circolazione subito, perché sono criminali. Sono persone che non possono vivere in mezzo agli altri come se avessero preso una multa per divieto di sosta. Oppure possiamo realizzare dei programmi di protezione rigorosi. Tu Stato, lo fai per i mafiosi che decidono di collaborare. Fallo anche per le donne. È impossibile? Allora metti una guardia del corpo alle donne minacciate. Oppure, oltre al bonus bici e bonus terme, un bonus bodyguard che piantona la casa, che difende e protegge. I politici ne hanno 3/4 a testa e le donne minacciate di morte no. Perché no? Ci sono guardie persino davanti a Zara, dove non ho mai visto nessuno alzare le mani se non per arraffare un golfino in saldo. Togli qualche buttafuori dal Papeete. Dici che non ci sono le forze? Troviamole, stanziamo dei soldi, formiamo delle persone che possano fare questo nuovo mestiere. Ci siamo inventati il Green pass che ci invidiano in tutto il mondo, perché non ci inventiamo un no pass-pass in carne e ossa? Hai 365 giorni per combinare qualcosa, caro Stato. Ma devi farlo con la stessa velocità con cui mandi le cartelle esattoriali, perché sappiamo che quando vuoi il c*lo lo muovi. Il rosso è il colore delle vittime delle violenze. Ecco caro Stato, vogliamo che tra un anno quel rosso torni a essere solo qualcosa di bello. I colore delle fragole, delle ciliegie e dei vestiti da donna di Valentino”.
E così, anche questa volta, Luciana Littizzetto ha centrato tutti i punti.
(foto e video: da “Che Tempo Che Fa”, RaiTre)