Il Consiglio Ue ha prorogato per un nuovo periodo di sei mesi, cioé fino al 15 marzo 2019, le misure restrittive legati agli interventi che hanno minacciato l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina. Le sanzioni consistono nel congelamento dei fondi e restrizioni in materia di libertà di movimento. Attualmente si applicano a 155 persone e 44 entità. Il Consiglio ha valutato ‘non c’è motivo di modificare il regime di sanzioni’ perché non ci sono miglioramenti della situazione. L’Italia ha approvato la decisione.
Lo scopo delle misure è aumentare il costo delle azioni condotte dalla Russia contro la sovranità dell’Ucraina. Diverse imprese, tra cui Rosneft, Vtb, Sberbank e Gazprom, hanno chiesto l’annullamento delle sanzioni. Con le sentenze di oggi, i giudici di Lussemburgo stabiliscono che l’importanza degli obiettivi perseguiti dall’Ue è tale da giustificare conseguenze negative, anche notevoli, per taluni operatori che non hanno alcuna responsabilità riguardo alla situazione che ha condotto all’adozione delle sanzioni. Di conseguenza, l’ingerenza nella libertà d’impresa e nel diritto di proprietà delle imprese in questione non può essere considerata sproporzionata.