Economia

L'intervista di Padoan contro l'austerity

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-02-01

Il ministro dell’Economia in un colloquio con il Messaggero attacca le politiche economiche dell’UE

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Pier Carlo Padoan all’attacco dell’austerity. Il ministro dell’Economia ha rilasciato oggi un’intervista ad Andrea Bassi del Messaggero in cui critica le politiche economiche dell’Unione Europea. Lo spunto è costituito dalle critiche arrivate

«Ancora una volta», dice, «la Commissione europea ha ribadito che nel lungo termine il nostro debito pubblico è il più sostenibile di tutti. Quello che il rapporto ha voluto segnalare è che con un debito così alto siamo più esposti agli shock». E questa, nel pensiero di Padoan, «non è una novità», il governo ne è consapevole e per questo «ha collocato il debito su una traiettoria discendente e dopo otto anni di crescita, nel 2016 per la prima volta scenderà in proporzione al Pil». In realtà, il messaggio recapitato all’Italia con quel rapporto, sembrerebbe anche un altro. Proprio in virtù del debito alto, è stata avanzata la richiesta di una «forte determinazione» nel miglioramento della posizione di bilancio.
Insomma, non è l’atteso giudizio sulle clausole di flessibilità usate dall’Italia nell’ultima manovra, ma sembrerebbe comunque una richiesta di riprendere il percorso,rinviato più volte dal governo, del pareggio strutturale dei conti. «La responsabilità di bilancio», per Padoan,«non è un concetto sbagliato, e l’Italia si sta dimostrando molto responsabile». Ma per il ministro dell’Economia, «in Europa la cultura dell’austerity è ancora forte». Il punto, secondo il ragionamento, «è che manca un meccanismo di aggiustamento simmetrico: a fronte di uno shock l’aggiustamento si scarica interamente sul lavoro, attraverso la disoccupazione che spinge in basso i salari».

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Sul fronte delle banche Padoan torna a chiedere l’introduzione di un meccanismo europeo di garanzia dei depositi in tema di Bail In, mentre non fa sue le critiche di Bankitalia al meccanismo (per ora):

Ma, ragiona, «l’Unione bancaria è stata introdotta sottovalutando l’impatto di breve termine delle novità sulla fiducia nel sistema del credito. Adesso», è la linea, «siamo in una fase di transizione che deve essere graduale per tenere conto del processo di apprendimento e di adattamento a una diversa valutazione dei rischi». Inoltre, secondo Padoan, «bisogna procedere con più energia verso l’introduzione di un meccanismo europeo di garanzia dei depositi». Proprio quello su cui la Germania frena. Berlino chiede che, prima di compiere questo passo, i bilanci delle banche, soprattutto quelle italiane, vengano ripuliti. Il governo ha provato a farlo attraverso la garanzia di Stato sulla cartolarizzazione dei crediti in sofferenza che zavorrano i conti degli istituti. Eppure la soluzione di compromesso raggiunta dopo lunghissime trattative con la Commissione europea non sembra del tutto convincere, i mercati hanno punito i titoli delle banche italiane.

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