L'Europa e Schengen

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-01-26

Il ripristino dei controlli nell’area di libera circolazione: come cambia il trattato per non sparire

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La maggioranza dei ministri dell’Interno dell’Ue, riuniti in un Consiglio informale ieri ad Amsterdam sotto la presidenza di turno olandese, ha chiesto alla Commissione europea di attivare le procedure previste dall’articolo 26 del Codice delle frontiere di Schengen, che permette, a certe condizioni, di prorogare dagli attuali sei mesi a due anni le misure di ripristino temporaneo dei controlli alle frontiere interne dell’area di libera circolazione, quando queste misure siano state adottate da uno o più Stati membri a causa di una “minaccia grave per l’ordine pubblico o la sicurezza interna”. Sei Stati membri dell’Ue (Germania, Austria, Danimarca, Svezia, Francia, Slovenia) e un settimo paese membro dello spazio Schengen ma non dell’Ue, la Norvegia. La condizione principale affinché questa proroga fino a due anni sia possibile è che la Commissione abbia prima constatato, in uno o più Stati membri e con un rapporto di valutazione specifico, “gravi carenze nello svolgimento dei controlli alle frontiere esterne” che determinino, anche in questo caso, “una minaccia grave per l’ordine pubblico o la sicurezza” in seno allo spazio Schengen. “Gli Stati membri hanno invitato la Commissione europea a preparare le basi giuridiche e pratiche per la continuazione delle misure temporanee introdotte alle frontiere interne, in base all’articolo 26 del Codice di Schengen”, ha riferito il ministro olandese dell’Interno, Klaas Dijkhoff, parlando alla stampa al termine della riunione, da lui presieduta.

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Come cambia Schengen (La Stampa, 26 gennaio 2015)

La valutazione sull’esistenza di eventuali “carenze gravi” nei controlli alle frontiere esterne di Schengen in Grecia è già in corso da parte della Commissione, e dovrebbe essere completata prima dell’inizio di maggio, quando scadranno i sei mesi di durata massima dei controlli temporanei alle frontiere interne dai sette paesi che li hanno reintrodotti finora. Se la Commissione accerterà le “carenze gravi” in Grecia, e se Atene non sarà riuscita nel frattempo a porvi rimedio, l’Esecutivo comunitario potrà presentare una proposta di raccomandazione al Consiglio Ue che solleciti il mantenimento dei controlli temporanei già reintrodotti alle frontiere interne fino a due anni in totale, sommando tre ulteriori proroghe di sei mesi. La decisione sulla raccomandazione in Consiglio Ue può essere presa a maggioranza qualificata. Va sottolineato che non si tratta, come certe semplificazioni di stampa hanno lasciato intendere nei giorni scorsi, di una “sospensione di Schengen”, ma di una misura prevista dalle stesse regole di Schengen (il “codice”), proprio per salvaguardare lo spazio di libera circolazione in caso di crisi ai suoi confini esterni, attivando temporaneamente una sorta di “seconda linea” solo ad alcune delle frontiere interne.

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