Il matrimonio d’interesse tra Lega e M5S in Europa

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-02-20

Viene ufficialmente smentito dai grillini, che però in realtà sanno benissimo di non avere altra scelta. Anche se gli elettori lo sapranno dopo la chiusura delle urne

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Ha aperto ieri  Claudio Borghi in un’intervista a La Stampa:  «La Lega sarà probabilmente il primo partito del Parlamento europeo. Punta a creare un fortissimo gruppo eurocritico, in cui potrebbero convergere anche gli amici del M5S». Ha continuato Matteo Salvini: «Bello, mi piace. Se vogliono venire, saranno bene accolti». Ha chiuso il tesoriere con la terza media del M5S Sergio Battelli: «Faremo campagne diametralmente opposte. Venerdì scorso Di Maio ha presentato i leader del nuovo gruppo europeo e la Lega, va da sé, non ne fa parte».

Ma Battelli dovrebbe aver capito che il progetto leghista non prevede elezioni insieme, ma la formazione del gruppo a Strasburgo. Una decisione che si può prendere anche dopo le elezioni in cui ne diranno di ogni alla Lega, esattamente come è accaduto in Italia con l’alleanza certificata dal contratto. Spiega oggi Ilario Lombardo sulla Stampa:

Quando i 5 Stelle potrebbero ritrovarsi apolidi, senza una casa. Perché finora, Di Maio, in attesa di capire se si incroceranno le strade con i gilet gialli, ha trovato solo la disponibilità di piccoli partiti – polacchi, croati, finlandesi – non così sicuri di eleggere europarlamentari. Sono cinque, con il M5S, e ce ne vogliono sette per formare un gruppo autonomo. Ma ci sono anche altri motivi che spingono a esportare il patto italiano in Europa.

Innanzitutto anche Salvini ha bisogno di forze in più per ingrossare il suo gruppo, per ricevere maggiori finanziamenti e dargli un peso specifico anche nell’ottica di una trattativa con il Ppe. Ma soprattutto, il governo italiano potrebbe garantirsi una robusta sponda per le prossime manovre economiche. Un’assicurazione a vita per la storia infinita tra «Luigi e Matteo».

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I sondaggi sull’europarlamento (La Repubblica, 15 febbraio 2019)

Per formare il gruppo al Parlamento Europeo servono 25 eletti di 7 Paesi diversi. E, ricorda oggi Carmelo Lopapa su Repubblica, le quattro forze incontrate dal capo del Movimento non sono sufficienti: soltanto i croati di Zivi Zid vantano nei sondaggi il 12,3 per cento e due potenziali eurodeputati.

Zero eletti, nelle proiezioni, per l’ultradestra dei polacchi Kukiz e per i finlandesi di Liike Nyt. Ma il caso paradossale è quello del partito greco Akkel: Di Maio si è lasciato immortalare con loro, peccato che il consenso è talmente basso da non essere neanche rilevato dai sondaggi. Un guscio vuoto, come dicono gli stessi eurodeputati grillini. L’altro giorno, raccontano, hanno cercato il nome del partitino su Google, scoprendo che sfiorava la “clandestinità” perfino in Rete.

Il giorno dopo la chiusura delle urne Di Maio non avrà scelta. E gli elettori M5S saranno stati fregati un’altra volta.

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