Attualità
Le centinaia di famiglie che hanno perso la casa nell’incendio di Torino
neXtQuotidiano 04/09/2021
Il dramma di chi perde l’appartamento. Torino è solo il secondo episodio di una forma di edilizia che non ha pagato, il dramma arriva dopo i fatti di Milano
L’incubo è quello di doversi dimenticare di tutto quello che si aveva in pochissimi secondi, lo dice Elena Loewenthal sulle colonne de La Stampa all’indomani del rogo che ha ingoiato un signorile edificio tardo ottocentesco nel cuore di Torino. “Perdere la casa è qualcosa che non riusciamo nemmeno a immaginare, nella vita di tutto i giorni. Abbiamo la percezione di tanti rischi, dell’incertezza che spesso la fa da padrona – racconta sul giornale di Torino -. Ma perdere la casa così, per via di una lingua di fuoco? Chi può immaginarlo, chi può immaginare come ci si sente, quali paure e disperazioni vengono fuori in momenti come quelli?”.
#Torino, #incendio copertura palazzo in piazza Carlo Felice: per tutta la notte è proseguito l’intervento dei #vigilidelfuoco con rinforzi giunti anche dai comandi di Alessandria, Cuneo, Novara e Vercelli. In corso le lunghe operazioni di bonifica [#4settembre 8:45] pic.twitter.com/6YVLQMDZ3C
— Vigili del Fuoco (@emergenzavvf) September 4, 2021
In poco meno di dieci giorni due edifici di assoluta bellezza sono andati in fiamme, a poche centinaia di chilometri uno dall’atro. In due grandi città del Paese. In due centri che rappresentano il massimo per la qualità di vita italiana.
L’incendio di Torino ha portato via il tetto a tante famiglie, il dramma del perdere la casa. I fatti
Le causa sono da accertare, però agli inquirenti la dinamica ormai è chiara. L’incendio è partito dall’ultimo piano, lì un operaio stava facendo dei lavori per l’installazione di una cassaforte. Il fabbro chiamato per l’installazione ha iniziato a lavorare con la fiamma ossidrica, non avrebbe saputo prima di qualche minuto che la sua scelta sarebbe stata fatale e soprattutto incontenibile. Dopo che l’incendio, nato dal fuoco della fiamma ossidrica applicata su materiale coibentante, l’uomo ha provato tramite una manichetta ed un estintore a rimediare ma non c’è stato nulla da fare. “Chissà che strazio dev’essere, perdere così tutto da un momento all’altro – scrive la Loewenthal-. Non avere più un tetto perché il fuoco (o l’acqua) se l’è portato via e con il tetto è sparito tutto lo spazio della nostra intimità. Ricordi, emozioni, sentimenti”.