Quei lavoratori ICT che non si trovano in Italia

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-07-12

L’analisi è simile a quella su saldatori, ingegneri ed elettrotecnici di cui hanno bisogno le imprese ma che non si trovano in Italia.

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In Italia, tra il 2019 e il 2021 le sole imprese del settore Ict (tecnologie dell’informazione e della comunicazione) avranno bisogno di quasi 45 mila tecnici. Un fabbisogno, spiega il Sole 24 Ore, che il mercato difficilmente riuscirà a soddisfare.

La previsione è frutto di un’elaborazione Confindustria (area Lavoro, welfare e capitale umano) su dati Istat e Unioncamere. E trova solide conferme anche in altre fonti. Secondo l’ultima edizione dell’«Osservatorio delle competenze digitali» (condotto da Anitec-Assinform, Aica, Assintel e Assinter Italia), la stima del fabbisogno del settore Ict sale a 62.359 lavoratori, nello scenario più conservativo, e fino a 88.358 in quello più spinto. L’Osservatorio calcola che i lavoratori più ricercati (e meno trovati dalle aziende) saranno sviluppatori (49,1%), consulenti Ict (16,3%), analisti di sistema (7,5%) e specialisti in media digitali (6,1%). Seguiti da specialisti di big data, machine learning, cybersecurity e intelligenza artificiale.

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Il fabbisogno di lavoratori ICT (Il Sole 24 Ore, 12 luglio 2019)

L’analisi è simile a quella su saldatori, ingegneri ed elettrotecnici di cui hanno bisogno le imprese ma che non si trovano in Italia. Nella filiera rappresentata da Asstel, cuore del settore italiano dell’Ict, negli ultimi 4 anni i dipendenti con un’età maggiore di 55 anni hanno raddoppiato la loro quota, passando dal 6 al 12% della forza lavoro. Anche a causa dell’aumento dell’età pensionabile previsto dalla Riforma fornero.

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