La testardaggine di Berlusconi può far cadere il governo Draghi?

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-01-17

Il leader di Forza Italia crede nella sua elezione al Colle e chiede agli alleati di trovargli i voti. Ma la sua corsa insistente potrebbe compromettere la vita dell’esecutivo

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Silenzi che parlano. Sono quelli di Matteo Salvini e di Giorgia Meloni che dopo aver partecipato al vertice di Roma con gli altri leader della coalizione (allargata) di centrodestra, si sono chiusi a riccio e non hanno più proferito parola sulla possibilità di candidare Silvio Berlusconi al Quirinale. Dopo la nota condivisa, infatti, i segretari di Lega e Fratelli d’Italia hanno optato per un silenzio stampa e sono alla ricerca della migliore via d’uscita. Perché sanno bene come, al momento, l’ex Cavaliere non ha i numeri per l’elezione immediata alla Presidenza del Consiglio e nelle ultime ore si cercano strade alternative. Ma ora sembra proprio che l’ex Presidente del Consiglio sia pronto a tutto. Anche a togliere il sostegno al governo Draghi.

Berlusconi insiste sul Quirinale, rischia il governo Draghi?

Sono tanti i fattori in campo. Il primo riguarda un aspetto formale. Per non fare la fine di Romano Prodi, infatti, Berlusconi avrebbe voluto delle schede segnate per rendere riconoscibili i voti di chi garantisce – solo di facciata – il proprio supporto alla sua elezione. Si tratta di una pratica largamente diffusa nel recente passato: oltre al cognome si inseriscono appellativi o altro in modo da rendere individuabile la paternità di quel voto. Ma, come riporta il quotidiano La Repubblica, per frenare tutto ciò il Presidente della Camera Roberto Fico potrebbe limitarsi a leggere solamente il cognome, rendendo vano quel sistema.

Ma oltre ad aspetti tecnici che vedranno la luce solamente da lunedì prossimi, giorno della prima tornata elettorale in Parlamento, ci sono anche quelli politici. Perché, come spiega Annalisa Cuzzocrea sul quotidiano La Stampa, la testardaggine di Berlusconi – sempre più convinto di “meritare” il ruolo di Capo dello Stato – rischia di mettere in seria difficoltà il governo Draghi.

Il terremoto c’è già, lo ha portato la candidatura di Silvio Berlusconi al Quirinale. Indipendentemente da come e quanto vada avanti, adesso si tratta di verificare l’entità della scossa, la profondità delle crepe. Di capire insomma se la casa, il quadro politico di unità nazionale che regge il governo, possa ancora stare in piedi. O se le sue fondamenta siano compromesse per sempre.

Un terremoto che risponde al nome del leader di Forza Italia. La sua insistenza, infatti, rischia di provocare grandi scossoni all’interno del governo. A prescindere da come andrà il voto dei Grandi Elettori. Perché se la “minaccia” di un addio all’esecutivo è stata paventata nei giorni scorsi, prima di essere sgonfiata, un nome così divisivo non può far altro che provocare tensioni in quella maggioranza eterogenea a sostegno dell’esecutivo. E Mario Draghi se lo domandava già nei giorni scorsi: “È immaginabile una maggioranza che si spacchi sull’elezione del presidente della Repubblica e si ricomponga il giorno dopo sul governo?”. E questo scenario che sembrava essere impensabile, in realtà, potrebbe essere molto concreto.

La lettera di Verdini

Nei prossimi giorni, dunque, Berlusconi dovrà sciogliere la propria riserva sulla sua corsa al Colle. Nel frattempo Denis Verdini ha scritto – dai suoi arresti domiciliari – una lettera inviata a Marcello Dell’Utri e Fedele Confalonieri (e pubblicata dal quotidiano Il Tirreno) in cui indica la strategia per far eleggere l’ex Cavaliere al Quirinale. L’ex senatore fornisce alcuni dettagli sui ruoli degli altri leader del centrodestra:

“quello cioè che non si può pretendere da Salvini è che rinunci al tentativo di esercitare un ruolo da kingmaker: anche perché il centro-destra mai è stato così vicino, nei numeri, a poter conseguire un risultato che mai ha ottenuto. Gli si può chiedere dunque lealtà, ma non fedeltà assoluta”.

L’attenzione, dunque, va proprio sul ruolo del leader della Lega che – dettaglio non da poco – è il compagno della figlia. Poi le indicazioni sulle schede segnate, quella tecnica che Roberto Fico vuole debellare:

“Alla quarta chiama ciascun gruppo politico del centro-destra si farà ‘riconoscere’ firmando le schede. A Fratelli d’Italia sarà detto di votare Silvio Berlusconi, alla Lega di votare on. Silvio Berlusconi e così via”.

Il tutto per procedere a un’elezione e seguire un’ambizione – quella di Berlusconi – che Verdini stesso definisce “legittima”.

(Foto IPP/Scaramuzzino)

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