La squalifica della Curva Sud per gli striscioni sulla madre di Ciro Esposito

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-04-07

L’ANSA annuncia lo stop per un turno al settore giallorosso per le scritte allo stadio. In altre occasioni il giudice sportivo «dimenticò» di squalificare. Perché?

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Alla fine la squalifica arriva. La curva sud dell’A.S. Roma è stata squalificata per un turno per i tre striscioni esposti dal settore dei tifosi della squadra e indirizzati ad Antonella Leardi, la madre del tifoso del Napoli Ciro Esposito ucciso da Daniele De Santis con un colpo di pistola durante un agguato i cui termini sono tutti da chiarire. Durante il match tra Roma e Napoli nella curva Sud, il cuore del tifo giallorosso, sono comparsi striscioni pesanti rivolti alla Leardi, mamma di Ciro Esposito: «Che cosa triste… lucri sul funerale con libri e interviste!», e poi ancora «C’è chi piange un figlio con dolore e moralità e chi ne fa un business senza dignità. Signora De Falchi onore a te». Un testo che, senza fare riferimento diretto alla donna, ha voluto sottolineare la presentazione del libro “Ciro Vive” in ricordo del figlio scomparso a seguito delle ferite riportate negli scontri che hanno preceduto la gara di coppa Italia tra Napoli e Fiorentina dello scorso maggio. La decisione del giudice Tosel è arrivata dopo il rapporto consegnato dagli ispettori della Federazione Italiana Giuoco Calcio in seguito alla partita svoltasi sabato all’Olimpico, ed evidentemente in virtù dell’articolo 12 del codice di giustizia sportiva che chiama in causa la responsabilità oggettiva dei club. Gli striscioni sono stati definiti “dal tenore provocatoriamente insultante per la madre di un sostenitore della squadra avversaria, deceduto in drammatiche circostanze”, più sono stati assommati i cori di ”discriminazione territoriale”, in cui evidentemente è contata la recidiva visto che la regola è cambiata quest’anno. Ma in effetti la decisione colpisce lo stesso.
striscioni ciro esposito 1 striscioni ciro esposito 2 striscioni ciro esposito 3
LA SQUALIFICA DELLA CURVA SUD PER GLI STRISCIONI SULLA MADRE DI CIRO ESPOSITO
In primo luogo per la clamorosa disparità di giudizio. Lo scorso anno, in occasione del derby con il Torino, i tifosi della Juventus tirarono fuori questi due striscioni che in quanto a tono e atteggiamento non hanno nulla da invidiare ai vergognosi striscioni esposti in curva sud sabato scorso:
striscioni juventus superga striscioni juventus superga 1
Eppure la Juventus se la cavò con una multa di 25mila euro, mentre i tifosi vennero giustamente (perché in Italia la responsabilità penale sarebbe personale, fino a giudice contrario) identificati e denunciati. Ancora: nessuna squalifica arrivò al Milan per lo striscione nei confronti di Antonio De Falchi, tifoso morto in seguito ad un’aggressione subita da fan milanisti. Bologna e Inter subirono la chiusura di un settore dello stadio per gli striscioni discriminanti nei confronti dei napoletani: «Partenopei tubercolosi», «Sarà un piacere quando il Vesuvio farà il suo dovere». All’epoca però c’era la questione della discriminazione territoriale, che qui non c’entra nulla.
striscione milan de falchi
Ovviamente poi è difficile dimenticare che nessuno chiese le scuse al Napoli, né ci furono squalifiche per lo striscione mostrato dai tifosi del Napoli e piuttosto minaccioso nei confronti di quelli della Roma:
Soccer; Serie A; Napoli -  Roma
I quali risposero così:
striscione tifosi roma
Anche negli ultimi due casi nessuna squalifica del campo. Perché?
 
LA RISPOSTA DEL CLUB
“Siamo molto delusi per le decisioni prese. Non è giusto subire le conseguenze di azioni stupide fatte da pochi. In Italia e’ arrivato il momento di cambiare. Speriamo di non essere i soli a pensarlo”, dice James Pallotta, commenta alla radio del club giallorosso la decisione del giudice sportivo della Lega di Serie A, Gianpaolo Tosel, di chiudere per un turno la Curva Sud dell’Olimpico per gli striscioni esposti sabato scorso contro la mamma di Ciro Esposito, nel corso del match contro il Napoli. «dal medesimo settore, al 3°, 14°, 22° e 40° minuto del primo tempo, venivano ancora una volta indirizzati ai tifosi partenopei insultanti cori espressivi di discriminazione per motivi di origine territoriale; considerata la gravità di tale comportamento, idoneo ad acuire il clima di tensione tra le opposte tifoserie, si decide la chiusura per un turno del settore dell’Olimpico», ha scritto Tosel nella sentenza.
 
 

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