La sinistra vince in Portogallo

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-10-07

I socialisti non raggiungono la maggioranza ma aumentano i voti rispetto al 2015. Bene anche gli altri due partiti di sinistra. Costa tornerà premier

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Il Partito Socialista del premier Antonio Costa ha vinto le elezioni in Portogallo, ma senza raggiungere la maggioranza assoluta in Parlamento. Con il 100% delle schede scrutinate, i socialisti hanno ottenuto il 36,7% dei voti (pari a 95 seggi su 230) seguiti dal Psd (partito socialdemocratico di centrodestra) al 28,1% (70 seggi). Terzo il Blocco di sinistra con il 9,6% dei voti (16 seggi), seguito dalla coalizione di sinistra al 6,3% (9), i popolari di destra al 4,2% (4 deputati) e gli ambientalisti di Pan al 3,3% (2 seggi).

La sinistra vince in Portogallo

I socialisti, che hanno governato negli ultimi quattro anni con il sostegno di due partiti minori di sinistra, hanno comunque migliorato il risultato del 2015, quando conquistarono il 32,31%. Alle elezioni parlamentari i portoghesi, nonostante un’astensione record tra il 44% e il 49%: Costa dovrà riproporre un’alleanza di governo, come nel 2015 quando varò il suo esecutivo insieme al partito comunista e al Blocco di Sinistra.

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Con questi ultimi, i rapporti non sono al top e si parla anche di un possibile coinvolgimento degli ambientalisti di Pan. In ogni caso, Costa è determinato a rimanere alla guida del Paese. “Governerò con qualsiasi condizione i portoghesi mi daranno per governare”, aveva dichiarato la settimana scorsa al canale televisivo locale Cmtv. In campagna elettorale, Costa ha promesso di rendere l’immigrazione più facile abolendo un sistema di quote introdotto a suo tempo dal centro-destra.

Alla base del problema c’è soprattutto il basso tasso di natalità, che minaccia il finanziamento del sistema di welfare anche alla luce delle previsioni Ue, secondo cui la popolazione del Portogallo scenderà a 6,6 milioni nel 2100 rispetto agli attuali 10,3 milioni. Ma la carta vincente di Costa rimane l’economia. Dopo la profonda recessione e il salvataggio di 78 miliardi di euro chiesto all’Ue e al Fmi nel 2011 e pagato con lacrime e sangue, durante il suo governo la crescita è passata dallo 0,19% del 2014 al 2,1% del 2018. Parallelamente il tasso di disoccupazione si è dimezzato a circa il 6%. Numeri che hanno valso un grande prestigio a Bruxelles per Costa e per il suo ministro dell’Economia e oggi presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno.

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