Rassegna Stampa
La signora che si scopre fan di Matteo Salvini…a sua insaputa
neXtQuotidiano 26/01/2020
«I miei amici di Facebook a un certo punto hanno cominciato a vedere la segnalazione: “A Carla piace Matteo Salvini” — spiega l’interessata — ma io non ho mai messo nessun segno di approvazione»
Repubblica Bologna racconta oggi una curiosissima storia che riguarda Facebook e Matteo Salvini. Eleonora Cappelli e Valerio Varesi dicono che una donna si è ritrovata a sua insaputa come fan del Capitano:
Ci sono anche decine di segnalazioni di bolognesi che si sono ritrovati improvvisamente “arruolati” tra i sostenitori di Matteo Salvini, almeno su Facebook. La signora Carla è arrivata a presentare denuncia alla polizia postale qualche giorno fa. La sua storia, insieme a quella di altri, è stata sollevata anche dalla rivista on-line Carmilla.
«I miei amici di Facebook a un certo punto hanno cominciato a vedere la segnalazione: “A Carla piace Matteo Salvini” — spiega l’interessata — ma io non ho mai messo nessun segno di approvazione a Matteo Salvini. Alla fine mi hanno telefonato per avvisarmi persone che mi conoscono e che sanno perfettamente che non poteva essere vero».
Insomma, mentre un operaio viene licenziato perché durante il periodo di malattia va al comizio di Salvini, c’è chi si scopre comiziante a sua insaputa:
La stessa dinamica ha riguardato decine di persone, che l’hanno segnalata in diverse sedi: al sindacato, nelle sedi dei partiti, ai giornali. Adesso dovrà occuparsene la polizia postale, ma c’è un meccanismo di Facebook che riguarda le pubblicità commerciali. Anche solo se un utente condivide o commenta un contenuto sponsorizzato, cioè pubblicato a pagamento, i suoi amici lo vengono a sapere. E lo vengono a sapere con la formula “al tuo amico piace”.
È evidente che applicato alla politica un simile sistema ha un effetto distorsivo: anche chi condivide un video, magari per criticarlo, viene “arruolato” tra coloro a cui piace. Tradotto in italiano, quel “mi piace” ha il significato di un sostegno politico che, oltre ad essere un dato sensibile, è comunque tutt’altro che automatico.
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