La scissione PD si restringe (ma i soldi…)

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-02-23

Il nuovo partito di sinistra è ancora senza nome, non ha i numeri necessari alla Camera e ambisce al patrimonio dell’ex PCI. Ma potrebbe andare tutto storto

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La scissione PD si restringe. Dopo aver perso per strada Michele Emiliano, sono soltanto 19 i deputati che hanno intenzione di seguire Pierluigi Bersani, Enrico Rossi e Roberto Speranza nell’addio al PD che è stato mille volte annunciato e non ancora effettuato. Insieme ai 17 di SEL il nuovo gruppo dovrebbe arrivare a contare trentasei diconsi trentasei deputati, mentre per i capigruppi i nomi più gettonati sono quelli di Guglielmo Epifani e Roberta Agostini. Anche al Senato il piatto piange, come spiega Dino Martirano oggi sul Corriere della Sera: 14 bersaniani doc abituati a fare squadra (Fornaro, Gotor, Corsini, Guerra, Dirindin, Gatti, Pegorer, Lo Moro, Migliavacca,Ricchiuti, Sonego, Casson) con la possibilità concreta di portarsi dietro Mucchetti e Micheloni. Ma hanno detto no pezzi pregiati della sinistra storica: Walter Tocci, Mario Tronti e Luigi Manconi.

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I veri numeri della scissione PD (Corriere della Sera, 23 febbraio 2017)

Una situazione imbarazzante per lo sfacelo annunciato nelle settimane precedenti che, alla prova dei numeri, non regge. O per lo meno dimostra che sarà più furbo per ora rimanere nel PD, come ha calcolato Emiliano, per riuscire a rimediare più ricandidature invece che andare all’avventura con Bersani. E i soldi? Spiega ancora il Corriere:

Anche a Montecitorio la squadra sembra compatta (oltre a Bersani e Speranza, ci sono Zumpo, Zoggia, Leva, Capodicasa, Zappulla, Agostini, Epifani, Albini, Cimbri, Murer, Bossa, Fontanelli Fossati e altri) ma alla fine sono rimasti intribuna Andrea Giorgis ed Enzo Lattuca. Alla Camera, il mancato raggiungimento di quota 40 sbarra la strada alla costituzione di due gruppi federati (ex Pd, ex Sel) che avrebbero potuto anche dividersi sull’appoggio a Gentiloni. Sulla tempistica, poi, risulta che Bersani si sia lamentato mentre le discussioni si dilungavano anche per stabilire se spetta agli ex di Sel il capogruppo della Camera mentre al Senato è in pole position Doris Lo Moro. In ogni caso tutti i parlamentari verseranno 1500 euro al mese al «Movimento» che si finanzierà principalmente con i rimborsi stimati per i nuovi gruppi: 1,9 milioni alla Camera, 900 mila euro al Senato.

Poi c’è un altro tema molto sensibile, ovvero il patrimonio dell’ex Pci (oltre duemila immobili e svariate opere d’arte) che non è transitato in casa del Pd e ora, diviso tra una sessantina di fondazioni, resterebbe sotto il controllo del senatore Ugo Sposetti (ex Tesoriere della Ditta) che assieme a Piero Fassino e a tanti ex comunisti resta nel Pd a sostenere Andrea Orlando. Ma Massimo D’Alema è convinto che qualcosa si muova: «Le fondazioni sono di proprietà di quelle compagne e di quei compagni che hanno costruito case del popolo e sezioni, non appartengono a Sposetti. Sarebbe un immobiliarista potentissimo, ma è una scemenza».

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