Politica

La Puglia dice no al reintegro dei medici no vax, ma il governo vuole impugnare la decisione

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-11-03

Una scelta che potrebbe portare a un nuovo caso giuridico sulle competenze tra Regioni e governo centrale sui temi della Sanità

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Come è accaduto con il cosiddetto decreto legge anti-rave party, anche la decisione presa dal governo sul reintegro in servizio dei medici no vax sembra avere diverse lacune normative. A evidenziarle è stata la Regione Puglia che, facendo leva sui poteri locali sull’organizzazione e gestione della Sanità, ha deciso di mantenere attiva quella norma che prevede la sospensione dal lavoro del personale che non si è sottoposto alla vaccinazione anti-Covid (e non solo). La scelta è stata confermata dal governatore Michele Emiliano, ma il neo sottosegretario alla Salute – Marcello Gemmato – ha detto che il governo impugnerà questa decisione facendo ricorso al Tar.

Reintegro medici no vax, la Puglia dice no e si scontra col governo

A confermare la linea della Regione Puglia sul mancato reintegro medici no vax è stato l’assessore alla Sanità della Regione Puglia, Rocco Palese che ha specificato (oltre a spiegare che gli operatori sanitari non vaccinati in Regione sono 103, di cui 10 medici) come questa norma non sia una novità e che sia stata solamente potenziata con la pandemia, inserendo all’interno dei vaccino obbligatori per poter lavorare nella Sanità pugliese anche l’immunizzazione contro il Covid.

“La situazione di questo personale sanitario è regolata dalla legge regionale, che consente solo agli operatori che si sono vaccinati, secondo le indicazioni del Piano nazionale di prevenzione vaccinale vigente, di poter accedere a determinati reparti ospedalieri. Questo a tutela dei pazienti e degli stessi operatori”.

Si fa riferimento alle Legge Regionale del 19 giugno 2018, la n.27 della Regione Puglia. Non una novità. Inoltre, questa normativa è stata dichiarata legittima a livello Costituzionale dalla Consulta con la sentenza n. 137 del 6 giugno 2019. All’interno di questo quadro legislativo, si definiscono i paletti per permettere a un operatore sanitario di poter lavorare in Puglia: essersi sottoposto ai 10 vaccini già obbligatori per legge. Poi, nel 2021, questa legge regionale è stata ampliata aggiungendo l’11esima immunizzazione obbligatoria: quella anti-Covid.

Il governo può impugnarla?

Da qui lo scontro tra Michele Emiliano e il nuovo sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato. Il secondo, intervistato da SkyTg24, ha annunciato che il governo impugnerà la “decisione” della Puglia sul mancato reintegro medici no vax:

“Emiliano è un simpaticone ma dovrebbe sapere, anche da magistrato, che nella gerarchia delle leggi ciò che dice lo Stato centrale non può essere derubricato da una Regione. Quella legge regionale parla di obbligo di vaccini, che non c’è più. Quindi verrà impugnata”.

A stretto giro di posta, però, è arrivata la replica del Presidente della Regione Puglia che sottolinea come la “minaccia” di Gemmato e del governo Meloni non abbia attinenza alla realtà dei fatti, partendo proprio dalla gerarchia dei “poteri” tra Regioni e Stato:

“Gemmato è un politico di lungo corso e dovrebbe sapere che tra leggi nazionali e leggi regionali, nelle materie concorrenti come la sanità, non c’è un rapporto di gerarchia che fa prevalere le prime sulle seconde, salvo che ci sia una lesione delle attribuzioni del Parlamento. Ma queste ultime devono essere impugnate tempestivamente dal governo, fatto questo non avvenuto nel nostro caso, essendo la legge in questione del 2021. Prendo atto che Gemmato, farmacista, si cimenta in arditi ragionamenti giuridici annunciando l’impugnazione della legge pugliese. E così facendo fa fare una pessima figura al governo del quale fa parte. Uno così dovrebbe immediatamente dimettersi per la sua inadeguatezza”.

Il governo aveva 60 giorni di tempo per impugnare quella legge Regionale datata 2021. Un lasso di tempo abbondantemente superato visto che il “caso” è esploso nell’autunno del 2022. Ma il braccio di ferro, probabilmente, proseguirà. Il tutto mentre anche altre Regioni non hanno ancora provveduto con la ratifica del reintegro medici no vax.

Le parole del Ministro Schillaci

A rendere la situazione ancor più confusionaria, poi, si sono aggiunte le parole del Ministro della Salute Orazio Schillaci al Corriere della Sera:

“Mi sono basato sul fatto che oggi lo scenario è completamento diverso e c’è una grave carenza di organico: è vero che i medici reintegrati saranno circa 4mila, ma intanto cominciamo a metterli a disposizione delle direzioni sanitarie. Ho letto anche di polemiche su quello che questi medici andranno a fare, ma quello che andranno a fare sono le singole direzioni sanitarie a deciderlo, valutando il posto migliore dove i medici reintegrati potranno andare a lavorare”.

La linea del governo e del dicastero della Salute, dunque, è quella in linea con i principi Costituzionali: le decisioni sul “come, dove e quando” saranno prese dalle singole direzioni sanitarie.

(Foto IPP/Marco Verri)

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