La lotta all'austerità di Jeremy Corbyn

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-08-23

Quaranta economisti in una lettera aperta: «Il candidato non è un estremista di sinistra». Lui annuncia la ripubblicizzazione dei beni privatizzati da Cameron. E critica Blair per la guerra in Iraq. Mentre arriva l’appoggio dei vip

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Una quarantina di economisti, tra cui un ex componente del CDA della Banca d’Inghilterra, si sono schierati in favore delle politiche di Jeremy Corbyn, respingendo l’accusa di estremismo nei confronti del leader che sta concorrendo alla guida del Labour. La storia la racconta il Guardian, che ricorda come l’intervento arrivi dopo la proposta di Corbyn di rinazionalizzare la Royal Bank of Scotland e altri beni pubblici privatizzati in questi anni, prevedendo anche un risarcimento scontato per gli attuali possessori.
blair riddell guardian vignetta
LA LOTTA ALL’AUSTERITÀ DI JEREMY CORBYN
La Corbynomics – come viene soprannominata la politica economica dell’uomo che vuole sfidare Cameron e Blair – sono aspramente crticate all’interno del suo stesso partito, che ha visto tra i critici anche Andy Burnham, il quale ha avvertito in un’intervista che la credibilità in campo economico è fondamentale per vincere le elezioni. Ma la lettera dei 40 economisti risponde in modo forse definitivo alle polemiche interne del partito a meno di tre settimane dal voto. Nella lettera di cui David Blanchflower, ex membro del comitato di politica monetaria della Banca d’Inghilterra, è firmatario, gli economisti scrivono: “L’accusa che Jeremy Corbyn deve fronteggiare è di essersi spostato all’estrema sinistra sulla politica economica. Ma questa accusa non è supportata dalle dichiarazioni o dakke politiche del candidato. La sua opposizione all’austerità è quanto suggerisce oggi anche l’economia mainstream, e non a caso somiglia alle analisi del FMI sull’attuale situazione europea. Ha lo scopo di promuovere la crescita e la prosperità”. Corbyn rimane il favorito nella corsa alla leadership del Labour anche se i suoi rivali ritengono che stia perdendo slancio grazie alle critiche dei “vecchi” del partito. Corbyn però non sembra avere intenzione di cambiare linea e ha ribadito in una lettera all’Observer che il governo deve combattere il dogma del libero mercato, e ha promesso che un governo laburista sotto la sua guida bloccherà privatizzazioni come quella annunciata dal Osborne, che si propone di svendere 31 miliardi di sterline in beni pubblici tra 2015 e 2016. «Questo governo ci ha riportato indietro al 1979, attaccando i diritti dei lavoratori e i sindacati», ha scritto Corbyn. John McDonnell, capo della campagna del candidato, ha detto che le privatizzazioni sono state una truffa: «Negli ultimi quattro decenni la storia delle privatizzazioni è una storia di furti ai danni del popolo britannico, dall’acqua all’energia fino alle ferrovie. Sotto un governo a guida Corbyn l’era della collusione tra governi e industriali a danno delle tasche dei contribuenti avrà fine».

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Vignetta dell’Independent su Corbyn

…E LA POLITICA ESTERA DI JEREMY
Corbyn ha intenzione di lasciare il segno anche in politica estera. Tanto da essere pronto a compiere un passo storico se diventerà leader del Labour: chiederà formalmente scusa per la guerra in Iraq al popolo britannico e a quello iracheno. E ha aggiunto che il suo partito “non si befferà mai più dell’Onu e delle leggi internazionali”. Riferendosi alla Chilcot Inquiry, l’inchiesta sull’intervento britannico nel conflitto di cui si continua ad attendere la pubblicazione del rapporto finale, Corbyn ha detto che i suoi esiti sono superflui perché sono già chiari gli errori commessi. Il deputato londinese ha ribadito che il popolo britannico è stato condotto in guerra sulla base di un “inganno”, una forte accusa nei confronti dell’allora premier laburista Tony Blair. A rispondergli è stato direttamente il premier conservatore David Cameron, il quale ha affermato che con la politica estera di Jeremy Corbyn il Regno Unito sarebbe “meno sicuro”. “La mia preoccupazione è fare tutto il possibile per proteggere e migliorare la sicurezza del Regno Unito e l’idea che noi saremmo più forti e più sicuri lasciando la Nato, come Jeremy Corbyn suggerisce, o paragonando i soldati americani all’Isis…è assolutamente l’approccio sbagliato e renderebbe la Gran Bretagna meno sicura e non potrebbe mai accadere sotto la mia vigilanza”. Cameron si riferisce ad una serie di dichiarazioni fatte da Corbyn, che oggi dalle pagine del Guardian ha promesso le scuse ufficiali del Labour per la guerra in Iraq nel caso in cui verrà eletto leader del partito il 12 settembre. E’ anche riemersa una affermazione, fatta l’anno scorso dal deputato londinese all’emittente russa Rt, in cui paragonava gli orrori dell’Isis all’operato dai soldati americani in Iraq durante la battaglia di Fallujah nel 2004.
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Vignetta di Juan Kerr su Twitter

I VIP CHE APPOGGIANO CORBYN
Nel frattempo Corbyn inizia a piacere molto anche ai vip. E a personaggi insospettabili quanto agli antipodi delle sue politiche di sinistra, come il miliardario Rupert Murdoch. Il tycoon australiano si è lasciato andare su Twitter all’elogio del candidato alla guida del Labour, definendolo come “l’unico che ci crede” dei politici in lizza. E Murdoch si ritrova in un’insolita compagnia con la star, e controverso attivista dell’antipolitica, Russell Brand. Il tycoon ha scelto il social network per affermare qualcosa che molti, a partire dai sondaggisti, dicono: Corbyn è ormai emerso come il vincitore alla corsa per il vertice del partito uscito umiliato dalle elezioni di maggio, stravinte dai conservatori di David Cameron. E poi il suo elogio in onore di quello che resta pur sempre come un ‘nemico’ del potente re dei media: ”(Corbyn) sembra l’unico che crede in qualcosa, giusta o sbagliata che sia”. I due restano assolutamente su posizioni lontane anni luce anche se Murdoch non è nuovo a sostenere politici di schieramenti diversi, come il premier conservatore David Cameron e ancora prima il leader laburista Tony Blair. Di sicuro non può intravedere nessun tornaconto nell’appoggiare il deputato socialista di vecchia data. Lo stesso Corbyn aveva parlato chiaramente mercoledì scorso a Newcastle, affermando che il partito laburista avvicinandosi ai grandi poteri economici penalizza i più poveri, col rischio di vendere la propria ‘anima’. E lo stesso Murdoch aveva detto in precedenza che la vittoria del candidato con simpatie marxiste alla fine avrebbe spianato la strada a un nuovo governo Cameron. Sembra invece essere stato ‘folgorato’ da Corbyn il discutissimo Brand, che lo ha definito come ”l’uomo della gente comune”, da contrapporre al ”tetro” Tony Blair. L’appoggio dell’attore in passato non ha portato molta fortuna ad altri: era già stato ‘fatale’ durante l’ultima campagna elettorale per l’ex leader laburista Ed Miliband, che si era fatto intervistare da Brand pensando di far breccia nell’elettorato più giovane e più lontano dalla politica, con risultati però disastrosi.

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