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La lezione di impegno civile di LeBron James a Zlatan Ibrahimovic
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2021-02-27
“Non mi piace quando persone di un certo status parlano di politica. Fai quello in cui sei bravo” aveva attaccato il fuoriclasse del Milan. La straordinaria risposta del fuoriclasse dei Lakers
Botta e risposta tra due pesi massimi dello sport mondiale: Zlatan Ibrahimovic e Lebron James. Il primo, il calciatore e fuoriclasse del Milan, ha accusato il secondo, leggenda vivente dell’Nba e in corsa con Michael Jordan come GOAT del basket, di occuparsi troppo di politica.
L’accusa di Ibra
“Non mi piace quando le persone con un certo status parlano di politica. Limitati a fare quello in cui sei bravo, meglio tenersi lontani da certi argomenti” ha attaccato riferendosi apertamente a James, con riferimento al suo attivismo per i diritti dei neri e, in particolare, al modo in cui la stella dei Los Angeles Lakers si racconta, con quell’espressione diventa iconica: “More than an athlete”. “Più di un atleta”. L’esatto opposto, insomma, di come Ibrahimovic concepisce la vita di uno sportivo, dentro e fuori dal campo.
La lezione di James
Poco fa, da Oltreoceano, è arrivata l’attesa risposta di LeBron James, che ha replicato così a Ibrahimovic dopo la vittoria dei suoi Lakers su Portland.
“Non c’è modo che io stia zitto di fronte alle ingiustizie e mi limiti allo sport” ha dichiarato. “Io sono parte della mia comunità e ho oltre 300 ragazzi nelle mie scuole che hanno bisogno di una voce, e io sono la loro voce. Sono la persona sbagliata da criticare su questo campo perché ho una mente ‘molto educata’ e ho fatto i compiti… Mi occuperò sempre di temi come l’uguaglianza, la giustizia sociale, il razzismo, l’assistenza medica e il diritto al voto. So quanto è potente la mia voce e la ‘piattaforma’ da cui parlo e la userò sempre per occuparmi di certe cose, nella mia comunità, nel mio paese e in tutto il mondo”.
James ha poi aggiunto un riferimento allo stesso Ibrahimovic, senza mai nominarlo apertamente:
“Divertente come queste parole vengano da lui, quando nel 2018 aveva fatto le stesse cose. E’ stato lui a tornare in patria e a dire che sentiva razzismo nei suoi confronti solo perché il suo cognome era diverso dai vari Svensson o Andersson”.