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La grande guerra del Mar Glaciale Artico
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2018-01-03
Le strategie delle grandi nazioni mondiali nei confronti del Mar Glaciale Artico, che ha un valore stimato di 450 miliardi. In prima fila ci sono Cina e Russia, che lavorano alle grandi rotte del Nord in concorrenza con gli Stati Uniti
La Stampa pubblica oggi un’infografica che riepiloga le strategie delle grandi nazioni mondiali nei confronti del Mar Glaciale Artico, che ha un valore stimato di 450 miliardi. In prima fila ci sono Cina e Russia, che lavorano alle grandi rotte del Nord in concorrenza con gli Stati Uniti, che sono diventati inseguitori rispetto alle altre cinque «Nazioni artiche» (Canada, Islanda, Groenlandia, Norvegia e Russia), e all’avanzata orientale.
Il governo russo ha avviato una riorganizzazione delle competenze relative alle rotte del Nord, che conferisce al gigante statale Rosatom le principali deleghe al fine di gestire in maniera organica ed efficiente le attività marittime. A questo si aggiunge il potenziamento delle rotte ferroviarie con il maxi progetto Belkomur, che già dal 2023 collegherebbe Mar Bianco, Komi e Urali, e la costruzione del tratto di ferrovia Vorkuta-Ustkara nella stessa repubblica di Komi. L’obiettivo di Mosca è avere il controllo del pedaggio della «Northern Sea Route», la rotta Asia-Europa, che dai porti cinesi attraversa lo stretto di Bering, percorre l’Artico e termina a Rotterdam.
Con l’abbattimento dei tempi rispetto alla rotta opposta, che da Rotterdam arriva ai porti cinesi passando per Gibilterra e Suez. E la Russia lo farebbe fornendo assistenza, rompighiacci e ponti radio. C’è infine lo Yamal Lng, progetto da 27 miliardi di dollari per la produzione di gas liquefatto, realizzato in collaborazione con la Cina. La gestione è affidata a Novatek e finanziata in parte dai cinesi oltre a una partecipazione della francese Total: consentirà di produrre 16,5 milioni di tonnellate di gas «super-cooled» entro il 2019. L’obiettivo è eludere le sanzioni Usa e diventare un leader nel mercato del gas naturale liquefatto.
L’attivismo russo è gemellato con quello cinese: nell’ultimo lustro Pechino si è rivelata l’attore più attivo e generoso nell’Artico con 89,2 miliardi di dollari investiti dal 2012 al luglio 2017. Gli Usa, da parte loro, hanno lanciato in orbita il primo di quattro «satelliti polari» che monitoreranno l’Artico al fine è questa la spiegazione ufficiale – di monitorare lo scioglimento dei ghiacci. In realtà il monitoraggio potrebbe essere ben più ampio. Non a caso l’ex sottosegretario di Stato Usa, Paula J. Dobriansky, rivolgendo un appello alla Nato, ha affermato: «È in corso una guerra fredda nell’Artico, con la Russia protagonista di una escalation militare che impone una risposta decisa da parte dell’Occidente».