La coerenza di Giorgia Meloni: sì allo Ius Culturae, ma no allo Ius Scholae

Categorie: Politica

Oggi la leader di Fratelli d'Italia si schiera contro lo Ius Scholae parlando di "cittadinanza facile agli immigrati". Ma qualche anno fa propugnava una soluzione praticamente identica

La posizione di Giorgia Meloni rispetto allo Ius Scholae è chiarissima. La leader di Fratelli d’Italia è contraria. Eppure qualche anno fa sui social proprio le sue parole la inchiodano a un punto diverso di vista: sì allo Ius Culturae, ma no allo Ius Scholae. E per un capo politico che parlava di sì “all’abisso della morte” è davvero un abisso di incoerenza.



La coerenza di Giorgia Meloni: sì allo Ius Culturae, ma no allo Ius Scholae

Qualche anno fa, quando la battaglia politica era sullo Ius Soli in senso stretto, Giorgia Meloni si batteva perché la cittadinanza italiana arrivasse a chi in Italia era nato sì, ma aveva anche studiato:



Era il 2014 e la leader di Fratelli d’Italia propugnava quello che all’epoca veniva denominato Ius Culturae, ovvero il raggiungimento dello status di cittadinanza solo dopo la conclusione del ciclo di studi relativo alla scuola dell’obbligo. Sono proprio parole sue: “No all’automatismo dello #iussoli. Sì allo #iusculturae per chi è fieramente di cultura italiana dopo aver finito la scuola dell’obbligo”. E come funziona lo Ius Scholae? Il meccanismo è simile se non praticamente identico: infatti per poter ottenere la cittadinanza bisogna aver fatto ingresso in Italia entro il dodicesimo anno di età e frequentare almeno cinque anni di scuola. Se i cinque anni di scuola sono le elementari, il bambino deve averlo concluso con esito positivo. Poi sì, è previsto anche che il ciclo scolastico sia differente, ad esempio se il corso di studio è un corso professionale sarà un apposito decreto ministeriale a definire quali corsi sono validi e quali no, ed in questo caso non sarà necessario aver superato con esito positivo il ciclo di studi. Nella sostanza dunque si tratta solo di aggiustamenti rispetto all’idea di base che si fonda sul principio che italiano è chi conosce la cultura italiana per averla studiata. Proprio quello che diceva Meloni nel 2014. Eppure seppure lei sia donna, madre e cristiana, è anche in disaccordo con se stessa, perché oggi invece tuona: “Fratelli d’Italia ha chiesto di cancellare dal calendario dei lavori della Camera la discussione delle proposte di legge sulla cittadinanza facile agli immigrati e sulla liberalizzazione della droga. Due provvedimenti ideologici e fuori dal mondo, portati avanti da una sinistra Pd-Cinquestelle ormai lontana anni luce dal mondo reale e dai problemi concreti dei cittadini. La volontà della maggioranza Draghi di impegnare il Parlamento su questi temi è un’offesa agli italiani alle prese con una crisi economica senza precedenti, alle imprese in ginocchio e alle famiglie strette nella morsa del caro vita”.

 

Insomma il no a tutto come cifra politica, del resto come non ricordare la fiera opposizione al green pass che qualche mese prima aveva infilato tra le soluzioni per salvarci dalle chiusure? Finché non si governa può anche essere una strategia, a breve termine, efficace, ma poi a chi si dà la colpa?