Ivan Scalfarotto minaccia le dimissioni dal governo

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-12-14

Il sottosegretario agli Esteri di Italia Viva dice che su CETA e Cina non c’è accordo in maggioranza. E lamenta che Di Maio ancora non gli abbia assegnato le deleghe

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“Mettiamola giù chiara. Diciamo che alla Farnesina non ci resto a tutti i costi”. A dirlo al Foglio è il sottosegretario agli Esteri Ivan Scalfarotto (Italia Viva). “Dal Ceta al rispetto dei diritti umani, dal sostegno alle imprese alla nostra collocazione euroatlantica: ci sono condizioni imprescindibili, per me, per restare al governo”, spiega. Il dubbio è tornato ad assalirlo, racconta, dopo avere letto le ultime dichiarazioni del suo collega sottosegretario, il grillino Manlio Di Stefano, contrario alla ratifica del Ceta, il trattato commerciale fra Ue e Canada.

Ivan Scalfarotto minaccia le dimissioni dal governo

“Non capisco perché – puntualizza – visto che in questi primi otto mesi del 2019, il nostro export verso il Canada è aumentato del 10 per cento. Da quando il trattato di libero scambio è entrato in vigore, nel settembre 2017, parliamo di quasi 438 milioni di maggiori ricavi: chi glieli restituirebbe, quei soldi, alle imprese italiane, se non ratificassimo il Ceta in Parlamento? Il M5S?”. “E’ un approccio ideologico – rimarca Scalfarotto – che ha a che fare col sospetto verso le imprese, con la fascinazione per decrescita felice e protezionismo”. Contrari al Ceta, i grillini sostengono invece la Via della Seta con la Cina, senza che il ministro degli Esteri Luigi Di Maio solidarizzi con i manifestanti di Hong Hong. Per Scalfarotto è “un atteggiamento assolutamente non condivisibile. La Cina è per noi un grandissimo mercato, e dunque è giusto collaborare, ma il rispetto dei diritti umani è, per l’Italia, non derogabile e non negoziabile”.

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“Segnalo, peraltro -sottolinea- che il tanto sbandierato memorandum della Via della Seta non sta dando risultati eccellenti: dalla sua firma in poi, il nostro export in Cina è perfino sceso, mentre le importazioni da Pechino aumentano. Non un grande affare, insomma”. Arrivato alla Farnesina per occuparsi di commercio estero, Scalfarotto lamenta inoltre che di Di Maio non abbia ancora assegnato le deleghe, mentre ora si parla di un possibile spacchettamento delle deleghe sull’internazionalizzazione delle imprese, con Di Stefano che rivendica le stesse competenze. “Io a questo gioco non ci sto. Non potrei mai avallare un’operazione di spacchettamento che comprometterebbe l’interesse nazionale solo per avere il mio contentino. Anche questa è una conditio sine qua non, per la mia permanenza alla Farnesina. Come ho detto: non intendo restare qui a ogni costo, specie se quel costo devono pagarlo le imprese italiane”, conclude il sottosegretario agli Esteri.

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