Italicum e Consultellum: si può andare al voto subito?

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-01-26

Gli scenari dopo la sentenza della Consulta. Il confronto tra i due sistemi elettorali e la parola d’ordine: armonizzare. Chi vince se si va subito alle urne. E perché un qualsiasi accordo oggi è molto lontano

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La Corte Costituzionale ha bocciato il ballottaggio e la possibilità di scelta del collegio per i capilista bloccati dell’Italicum, disegnando così un nuovo sistema elettorale “di immediata applicazione” nel quale si vota con due sistemi elettorali: l’Italicum “emendato” alla Camera e il Consultellum, frutto di un’altra sentenza della Consulta, al Senato. Dopo l’intervento dei giudici l’Italicum è stato trasformato in una legge proporzionale con premio di maggioranza, che scatterebbe al raggiungimento della soglia del 40% per una lista. Con la cancellazione del secondo turno sono favorite le intese post urne e cade l’architrave del sistema elettorale proposto da Matteo Renzi, che prevedeva che la sera delle elezioni si sapesse chi sarebbe andato a governare. Oggi la legge per la Camera avrà effetti proporzionali favorendo la formazione di grandi coalizioni dopo il voto.

Italicum e Consultellum: si può andare al voto subito?

Nei prossimi giorni si tornerà le forze politiche dovranno quindi tornare a discutere della legge elettorale, tenendo presente un fattore: oggi si può andare al voto subito soltanto accettando il rischio che nei due rami del parlamento non ci siano due maggioranze. Per questo la parola d’ordine oggi è “armonizzare”: armonizzare i due sistemi per renderli omogenei e permettere la governabilità a chi vince. Il problema è però mettersi d’accordo sul come armonizzare le due leggi. Il Partito Democratico ha proposto di cambiare la legge per le due camere varando un Mattarellum corretto sul quale c’è l’apprezzamento della Lega ma non delle altre forze politiche. Il MoVimento 5 Stelle, fiero avversario dell’Italicum perché permetteva di vincere le elezioni a chi non aveva la maggioranza assoluta grazie al premio di maggioranza, ha proposto di estendere l’Italicum al Senato al posto del “vecchio” Consultellum (“nato” nel 2014 dalla sentenza della Corte, mai utilizzato per votare come del resto l’Italicum). Forza Italia e centristi sono i due partiti che spingono invece per trovare un accordo in parlamento su un sistema elettorale “omogeneo”. In questa infografica pubblicata oggi da Repubblica si spiega quali sono le differenze più rilevanti dei due sistemi elettorali e quindi in quali direzioni dovrebbe andare l’armonizzazione:
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E se si vota, chi vince?

Se si andasse oggi al voto però ad oggi ci sarebbero due maggioranze diverse per la Camera e per il Senato. La soglia del 40% alla Camera sarà difficile (o impossibile) da raggiungere per chi si presenterà alle elezioni: a parte i sondaggi che attribuiscono percentuali molto lontane ai partiti, bisogna anche considerare che l’Italicum attribuisce il premio alla lista e non alla coalizione. Una delle modifiche necessarie potrebbe essere allora quella di cambiare l’attribuzione del premio di maggioranza, attribuendolo alla coalizione. Questo favorirebbe le alleanze pre-elettorali (a discapito di quelle post-voto) e sfavorirebbe chi vuole correre in solitaria. Converrebbe quindi a tutti tranne che al MoVimento 5 Stelle. «Questa legge incasina i partiti, li costringe a ragionare in termini maggioritari. Nessuno può vincere da solo, nemmeno Pd o M5S. Bisogna coalizzarsi, ma così i grandi partiti subirebbero i ricatti dei piccoli», spiega oggi Nicola Piepoli sulla Stampa. Peraltro, aggiunge al quotidiano torinese, « è comunque molto improbabile raggiungere il 40%». Insomma, «la situazione è così caotica che, per conto mio, non si va alle elezioni ». Lo stesso Renzi, «secondo me nonha troppa voglia di votare, lascia governare Gentiloni, che sa governare, e il Pd ne guadagna». Piepoli cita un dato: «La fiducia degli italiani in Gentiloni è aumentata di 4 punti in due settimane ». Difficile raggiungere il premio anche secondo Weber: «Mi pare assai improbabile, anche ricorrendo ad una lista-coalizione (come pensa di fare il Pd, ndr). Peraltro, a destra credo che non raggiungeranno un accordo e avremo un sistema quadripartito, di fatto un proporzionale puro». In questo contesto, scordiamoci di «sapere subito chi ha vinto le elezioni». Semmai bisognerà provvedere ad operazioni di «costruzione politica» ma «Grillo e Salvini non hanno mostrato qualità da questo punto di vista. Renzi, mi pare più capace di cucire».

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Italicum-Consultellum: i possibili scenari (Il Sole 24 Ore, 26 gennaio 2017)

Per questo subito dopo la sentenza ieri si discuteva sulla possibilità di attribuire il premio di maggioranza alla coalizione e non al partito. Basterebbe una leggina che sostituisca il termine “lista”, contenuto nell’Italicum, con il termine coalizione. Questo darebbe modo al Pd di raccogliere attorno a sé le forze necessarie per contrastare i grillini. E potrebbe incassare il via libera anche di Forza Italia. Così facendo si andrebbe ad estendere la legge della Camera al Senato. Perché, è l’interpretazione che danno i dem alle parole vergate dalla Consulta, “quando si dice che la legge è immediatamente applicabile, si intende che è applicabile alla Camera dei Deputati, l’unica su cui interveniva l’Italicum”, spiega un deputato: “Se si vuole rispondere al monito del Presidente della Repubblica”, che ha chiesto una legge uniforme a Camera e Senato, “occorre estendere l’Italicum” anche alla Camera Alta. Dove al momento vige il Consultellum. La maggioranza renziana tuttavia sembra decisa a procedere a passo spedito verso il voto: “Il Pd propone il Mattarellum. Poi, se il Parlamento non dovesse ritrovarsi sul Mattarellum, per andare a votare si possono utilizzare le leggi uscite dalla Consulta”, spiega il capogruppo Ettore Rosato. E Berlusconi? Vuole attendere l’esito della sentenza della Corte di Strasburgo e non intende andare al voto prima. Ha tutto da guadagnare da un’infinita melina.

Al voto, sì, ma come?

Ricapitolando, quindi, tutti i partiti dopo la sentenza della Consulta gridano “Al voto subito” ma nessuno pensa di andarci davvero senza modificare la legge elettorale. Ma ognuno spinge per la modifica che converrebbe di più al proprio partito o al proprio candidato. Il risultato finale allora potrebbe essere che alla fine non si arrivi a nessun accordo ma si arrivi alla scadenza della legislatura nel tentativo di trovarlo. D’altro canto il Partito Democratico potrebbe, seguendo lo schema dell’Italicum, modificare la legge elettorale in solitaria cercando l’accordo all’interno della coalizione che appoggia il governo Gentiloni. Ma proprio questo metodo ha portato alla fine a varare un sistema elettorale bocciato: seguirlo a ridosso delle elezioni potrebbe essere molto rischioso per chi si vuole candidare alla vita del paese. Per tutti questi motivi alla fine tutto potrebbe rimanere com’è. E la sera delle elezioni, dopo il voto, si potrebbe andare tranquillamente a dormire: tanto tutto si deciderà dopo. Chissà quando e chissà come.

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