Politica
Il patto Grillo-Conte contro Di Battista
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2020-06-17
C’è un patto di ferro tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte per tenere in piedi il governo con il Partito Democratico fino a fine legislatura e per questo il Garante del MoVimento 5 Stelle si è speso contro chi vorrebbe minare l’esecutivo, in primo luogo Alessandro Di Battista ma anche Davide Casaleggio
Tommaso Labate sul Corriere della Sera racconta oggi che c’è un patto di ferro tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte per tenere in piedi il governo con il Partito Democratico fino a fine legislatura e per questo il Garante del MoVimento 5 Stelle si è speso contro chi vorrebbe minare l’esecutivo, in primo luogo Alessandro Di Battista ma anche Davide Casaleggio:
L’assicurazione sulla vita della legislatura la siglano in due. Conte, che dice in pubblico e in privato che non prenderà la tessera del Movimento; e Grillo, che considera il simbolo e il nome della sua creatura orpelli ormai desueti e tranquillamente rinunciabili. Come rinunciabile, ed è la chiave su cui tutti i parlamentari al secondo mandato si sono trovati d’accordo, è anche la regola del doppio mandato. Il tandem ultra-governista ha l’appoggio di tutta la delegazione ministeriale di prima fascia, da Patuanelli a Spadafora, da Fraccaro e Bonafede; oltre al disco verde della vecchia guardia delle pasionarie della prima ora, da Paola Taverna a Roberta Lombardi, pronte a rientrare in gioco nel caso in cui alcuni ministeri (tra cui l’Istruzione) dovessero necessitare di un rimpasto.
Anche Di Maio sottoscrive il patto, pur mantenendosi in una posizione che gli consente ancora di mediare con il correntone ispirato da Davide Casaleggio e guidato virtualmente da Alessandro Di Battista, che ha il sostegno di Barbara Lezzi e degli eurodeputati anti-Mes Ignazio Corrao, Piernicola Pedicini e RosaD’Amato. Grillo-Conte sostenuti da DiMaio da un lato; Casaleggio (che ieri ha lanciato Level Up, una specie di Rousseau 2.0) e di Battista dall’altro. Aperti a «qualsiasi cosa» pur di tenere in piedi il governo e l’alleanza col Pd i primi; contrari al Mes e alla prospettiva di un nuovo centrosinistra col Pd i secondi.
Di fronte a loro, né un congresso né gli stati generali. Ma una guerra fredda destinata a scaldarsi se e quando i 37 miliardi per la sanità del meccanismo salva-Stati andranno all’ordine del giorno del Parlamento. E a diventare «guerra nucleare», se l’autunno non presenterà tensioni sociali, alla fine dell’anno. Quando, come spiegano da dentro il governo, «Conte e Grillo battezzeranno il cantiere comune col Pd trovando un accordo sul nome con cui sfidare il centrodestra nella partita simbolicamente più importante dell’anno prossimo: quella per il Comune di Roma». L’avviso di sfratto a Virginia Raggi è già partito.