Politica
Il libro di Paolo Savona alla base del no del Quirinale
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2018-05-26
Nella sua autobiografia “Come un incubo, come un sogno” l’economista dà fondo a tutti i suoi sentimenti anti-germanici
Paolo Savona è il nome su cui si sta combattendo la battaglia più importante del governo Lega-M5S. Nato a Cagliari nel 1936, laureato in economia nel 1961, Savona ha cominciato la sua carriera al Servizio Studi della Banca d’Italia (1963-1976), dove ha raggiunto il grado di direttore. Professore emerito di Politica economica e presidente del Fondo interbancario di tutela dei depositi e vicepresidente esecutivo dell’Aspen Institute Italia, è poi stato ministro dell’Industria del governo Ciampi. Ugo Magri sulla Stampa
Sebbene il Quirinale abbia interrotto le comunicazioni coi media, e zero sia filtrato del colloquio con Conte, è certo che Mattarella abbia sollevato il caso del nuovo libro di Savona («Come un incubo e come un sogno») che dà fondo a tutti i sentimenti anti-germanici del suo autore, e accusa i tedeschi di mire egemoniche paragonabili a quelle hitleriane. Come possa intavolare un negoziato costruttivo con Berlino un ministro animato da tali convinzioni, è un rebus che al Capo dello Stato pare insolubile. Ragioni di opportunità spingerebbero verso altri profili, magari dello stesso orientamento politico però più pragmatici e capaci di alternare durezza e flessibilità.
Certo, non c’è solo il libro. Ad esempio qualche tempo fa ha sostenuto in una lettera aperta alla politica che «diffondere terrore economico sulle conseguenze dell’uscita dell’euro, convincendo l’elettorato che non si debba uscire, significa partire perdenti, come stiamo ora». Ma nella sua autobiografia che uscirà in questi giorni in libreria, Savona è ancora più caustico: “La Germania non ha cambiato la visione del suo ruolo in Europa dopo la fine del nazismo, pur avendo abbandonato l’idea di imporla militarmente. Per tre volte l’Italia ha subito il fascino della cultura tedesca che ha condizionato la sua storia, non solo economica, con la Triplice alleanza del 1882, il Patto d’acciaio del 1939 e l’ Unione europea del 1992. È pur vero che ogni volta fu una nostra scelta. Possibile che non impariamo mai dagli errori?”, scrive secondo quanto raccontato da un’anticipazione pubblicata dalla Stampa.
Ancora: “L’Italia ha due fragilità strutturali – le rendite e l’ assenza di una cultura della legalità – aggravate, a partire dal 1992, dalla scelta frettolosa e dissennata di entrare nella gabbia europea”. Questo perché “l’euro è una creatura biogiuridica costruita male”, attuata con leggi ordinarie da Parlamenti impreparati e superficiali, subordinati a “élite che illudono i popoli”. Nella bio è presente un attacco a Mario Monti – definito “portabandiera del servilismo agli interessi dei poteri dominanti” – e Mario Draghi, accusati di “aver facilmente cambiato parere” sugli effetti negativi dell’euro sul sistema bancario italiano. Per questo “Battere i pugni sul tavolo non serve a niente. Bisogna preparare un piano B per uscire dall’euro se fossimo costretti, volenti o nolenti, a farlo”.