Opinioni
Il Futuro che avanza
di Vincenzo Vespri
Pubblicato il 2019-09-24
Tanti sono i segnali del Nuovo. Sono stato oggi al Ministero Affari Esteri per un incontro Italia-Cina. Tanti Professori, tanti imprenditori… La Cina non è più un oggetto misterioso (come, forse, solo 10 anni fa) ma una realtà concreta, un partner con cui fare business. Questa globalizzazione l’ho avvertita ancora di più a Bruxelles. L’Italia è […]
Tanti sono i segnali del Nuovo. Sono stato oggi al Ministero Affari Esteri per un incontro Italia-Cina. Tanti Professori, tanti imprenditori… La Cina non è più un oggetto misterioso (come, forse, solo 10 anni fa) ma una realtà concreta, un partner con cui fare business. Questa globalizzazione l’ho avvertita ancora di più a Bruxelles. L’Italia è parte di una Comunità di Stati e, per mantenersi competitiva, deve (sicuramente un po’ troppo brutalmente) adeguarsi alle regole comuni. E si sta adeguando.. L’inflazione adesso è sotto la media europea. Il problema di investire in Education incomincia ad essere sentito sempre più fortemente. L’assistenzialismo fine a sé stesso, incomincia ad non essere visto come panacea della povertà e disoccupazione. La questione morale sta iniziando ad uscire dalla fase di blabla senza costrutto. Lentamente s’incominciano a toccare aree di privilegi ed inefficienze, che ci sembrano ancora tante, ma se si guarda indietro, molto, indubbiamente, è stato fatto. Ci sono ancora resti di un mondo passato. A Bruxelles ha preso il mio stesso aereo la Camusso. Orecchiando qualche discorso, ho, ohimè, condiviso l’opinione di Renzi (e Marchionne) sul sindacalismo Italiano. Mi è sembrata molto lontana dalle regole che, volenti o nolenti, regolano l’Economia Mondiale. E, di conseguenza, non essendo capace di adattarsi al mondo che cambia, il Sindacato ha fallito: non ha sufficientemente garantito i diritti dei nuovi lavoratori (basti pensare, ad esempio, alla gig ecomomy) e non è stato capace di difendere i posti di lavoro della “vecchia” economia. Con il risultato che il posto fisso quasi non esiste più e i lavoratori più giovani vivono sulla propria pelle i “piaceri” della flessibilità. La stessa inadeguatezza ed incapacità di interpretare i tempi, si nota nella Chiesa. Attualmente, il messaggio di Greta Thunberg fa molto più presa ed è molto più ricco di speranza dei soliti discorsi pauperisti e terzomondisti del Papa. La Chiesa è ancorata alle utopie della generazione sessantottina (ormai più che settantenne) e non ha ancora compreso le speranze e gli obiettivi dei giovani di adesso. Il mondo cambia velocemente e le nuove generazioni non hanno più niente in comune con i loro nonni. Quando parlo con mia figlia e con i suoi compagni, capisco che il mio modo di essere e di pensare è molto lontano dal loro. E la Chiesa riesce ad essere ancora più lontana di me dai giovani, dalle loro speranze e dalle loro aspirazioni.
Che il mondo stia cambiando si vede anche nella vita di ogni giorno. Le nostre città sono invase da monopattini elettrici, e-bikes, etc. La mobilità in città sarà garantita da questi nuovi mezzi di trasporto. Non più automobili (a benzina o elettriche) ma mezzi di locomozione semplici, non inquinanti, trasportabili. Ma anche il trasporto a medie distanze sarà rivoluzionato: è ormai evidente che i treni sono il mezzo più ecologico. Si dovrà investire in treni veloci capaci di collegare fra loro le grandi città e gli aeroporti. L’automobile da una parte servirà solo a coprire medie distanze e diventerà sempre più inutile averne la proprietà esclusiva. Dall’altra diventerà sempre più tecnologica e diventerà sempre più un ufficio dove poter lavorare (un po’ come adesso è diventato il treno). Più che FCA o Mercedes, l’automobile diverrà un business di Google e Microsoft…Questa idea di un mondo in rapido cambiamento viene confermata dagli argomenti più popolari di divulgazione scientifica. Tantissimi (fin troppi!) sono incentrati sui cambiamenti climatici, l’inquinamento, etc. Connesso a questo trend, si nota una significativa attenzione alla Natura e Biologia. La Natura ci può dire tanto. Ad esempio, non siamo ancora riusciti a creare un materiale resistente e flessibile come la seta prodotta dai ragni. In attesa di riuscirci, stiamo insegnando ai ragni, tramite opportuni modificazioni genetiche, a produrla per noi. Gli alberi hanno tanto da insegnarci: dall’incredibile capacità di adattarsi all’ambiente (e queste capacità potrebbero trovare applicazioni in una edilizia futuristica ecosostenibile) alla memoria della colonizzazione del pianeta da parte della civiltà umana (ad esempio la diffusione della coltivazione della vigna, fa capire come parallelamente si è espansa la cultura del mondo greco-latino) . I progressi tecnologici nella robotica, nelle telecomunicazioni (i 6G prossimi e venturi), nell’AI sono ormai presi come certi: non sono più oggetto di saggi scientifici ma di saggi sociologici sul loro impatto sulla società del prossimo futuro. Si capisce inoltre che il futuro sarà sempre più immateriale (un mondo di algoritmi e di app), di stili di vita ecocompatibili pur senza rinunciare alla capacità di modificare geneticamente la natura che ci circonda (con tutte le contraddizioni che ciò comporta). Le grandi problematiche (religiose, fisiche, etiche, politiche) che erano l’argomento centrale per l’uomo del secolo scorso (forse anche degli scorsi due millenni) sono per il momento accantonate, L’uomo del terzo millennio è molto “pratico” ed è più interessato a questioni più vicine ai lui che a dare risposte a domande “metafisiche” sul destino dell’Umanità, su come sia nato l’Universo e sull’ eventuale mondo dopo la Morte. Ma forse è un bene che sia così.
Leggi anche: Lamorgese, Salvini e i sommelier degli accordi internazionali sui migranti