La lettera di Ignazio Marino a Travaglio sulla raccolta differenziata a Roma

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-07-11

Ignazio Marino scrive oggi una lunga lettera al Fatto Quotidiano per rispondere alle accuse di Marco Travaglio sulla raccolta differenziata a Roma e sulla chiusura di Malagrotta. Caro direttore, ti scrivo dagli Usa dove ogni mattina, prima di iniziare il mio lavoro accademico e ospedaliero leggo, tra le altre, la prima pagina de Il Fatto …

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Ignazio Marino scrive oggi una lunga lettera al Fatto Quotidiano per rispondere alle accuse di Marco Travaglio sulla raccolta differenziata a Roma e sulla chiusura di Malagrotta.

Caro direttore, ti scrivo dagli Usa dove ogni mattina, prima di iniziare il mio lavoro accademico e ospedaliero leggo, tra le altre, la prima pagina de Il Fatto Quotidiano. Il 9 luglio sono rimasto colpito dal tuo articolo in cui hai scritto che venni costretto a chiudere la discarica più grande d’Europa (in realtà, Malagrotta era nel 2013 la più grande del mondo) dall’Unione europea, da indagini giudiziarie e da pressioni popolari.

IO NON HO mai ricevuto alcuna comunicazione giudiziaria relativa a Malagrotta, né atti dall’Ue e personalmente promossi, piuttosto che subire, azioni popolari nella campagna elettorale del 2013 in cui promisi la chiusura di Malagrotta (che in base della direttiva Ue avrebbe dovuto essere eseguita entro il 31 dicembre 2007). La chiusi in 90 giorni nonostante vaste opposizioni basate anche sul fatto che il suo proprietario, l’avvocato Manlio Cerroni, aveva ottenuto un aumento significativo della volumetria (nonostante la direttiva). Presi la decisione da solo e quando lo feci, la sera del 30 settembre 2013, nessuno mi rispose al telefono né a Palazzo Chigi, né alla Regione Lazio.

La seconda affermazione da cui sono stato colpito è stata ripetuta di frequente: Marino chiuse Malagrotta senza un piano alternativo. In realtà, avevo ben definito un piano alternativo e individuato i fondi. Ad esempio, acquistai un nuovo tritovagliatore. Venne definito dai media “il giocattolo di Marino” e l’opposizione del M5S affermò che non lo avrebbe utilizzato. Oggi è a Ostia ed è utilizzato al massimo regime per la crisi in atto (senza di esso ci sarebbero ogni giorno altre 300 tonnellate abbandonate sul suolo di Roma). Ma soprattutto feci approvare la realizzazione di nuovi Ecodistretti iniziando con un biodigestore per la produzione di gas dai rifiuti umidi (come i rifiuti alimentari) che a Roma ammontano a quasi 500.000 tonnellate/anno. Con essi si sarebbe trasformato un problema in ricchezza. Mi sorprese che quei progetti vennero cancellati dalle amministrazioni straordinarie e ordinarie che hanno seguito la mia, senza sostituirli con null’altro che l’affermazione più volte ripetuta che Marino chiuse Malagrotta senza un piano. Se un concetto falso viene ripetuto molte volte, diventa vero nell’immaginario collettivo.

ignazio marino stadio della roma 1

Infine, hai scritto che trovai la differenziata al 31% e durante il periodo di governo Marino e Raggi ha raggiunto il 45%. Nel luglio 2013 si insedia la giunta Marino, allontanata a fine 2015. La percentuale di raccolta differenziata crebbe dal 31,1 % (bilancio Ama 2013) al 41,2% (bilancio Ama 2015). Nei due anni dell’amministra zione Marino, la raccolta differenziata a Roma è cresciuta dello stesso valore percentuale dei 9 anni precedenti.

A MILANO l’implementazione del porta a porta, su 1.300.000 abitanti, avviene nel periodo 1992-2000 (dal 7% al 28,2%), con introduzione della raccolta separata della frazione organica nel triennio 2012-2014 e con una media di circa 110.000 abitanti intercettati per anno. A Torino, su 400.000 abitanti, avviene nel periodo 2003-2013 con una media di 40.000 abitanti intercettati per anno. A Bologna. su 200.0000 abitanti, avviene tra il 2008 e il quadriennio 2011-2014 anche qui con una media di 40.000 abitanti intercettati per anno.

A Roma il sistema di raccolta porta a porta viene implementato su 925.000 abitanti dalla metà del 2013 alla fine del 2015. In altre parole, durante l’amministrazione Marino, vengono intercettati 370.000 abitanti medi/anno: un unicum nel panorama nazionale. Con il 41,2 % di raccolta differenziata del 2015, l’Am aproietta Roma tra le capitali europee più virtuose, peraltro, quest’ultime, dotate di ben altri impianti: viene pressoché eguagliata Berlino al 42% e distanziate sia Londra al 34% che Vienna al 35%. Madrid e Parigi si collocano rispettivamente al 17% ed al 13%. Sfortunatamente, però, la raccolta differenziata a Roma rallenta con le successive amministrazioni. Nel 2016 passa dal 41,2% al 42,88%: solo 1,7% di incremento. Nel 2017, dal 42,88% al 44,33%: solo il 3,4% in più.

La replica di Travaglio:

Caro Marino, ti ringrazio per le precisazioni. Ma c’è un equivoco di fondo: io non ho mai scritto che tu abbia chiuso la discarica di Malagrotta perché tu fossi indagato dalla magistratura (lo era semmai il proprietario Manlio Cerroni). Ho scritto invece che facesti bene ad adottare quel provvedimento, atteso da anni e sollecitato da una procedura d’in frazione Ue. Il guaio è che Roma tuttoggi ricade sotto il Piano Rifiuti regionale della Polverini (2012: pre-chiusura della discarica), perché le due giunte Zingaretti non ne hanno mai varato uno nuovo, che sopperisse alla mancanza di un impianto di smaltimento nella Capitale. Perciò, a Roma, il ciclo dei rifiuti non si chiude dal lontano 2013. Quanto alla differenziata, è naturale che nella fase iniziale (Alemanno-Marino) sia aumentata, da zero, più di quanto non sia potuto avvenire in seguito. Anche se l’attuale 45% è ancora insoddisfacente.

Leggi anche: Le ecoballe di Travaglio sull’emergenza rifiuti a Roma

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