I messaggi Whatsapp di Di Maio a Silvia Vono

di dipocheparole

Pubblicato il 2019-09-27

Dopo l’addio al MoVimento 5 Stelle per passare con Renzi in Italia Viva, la senatrice Gelsomina Silvia Vono ci fa conoscere, attraverso Repubblica, i messaggi via Whatsapp che le ha mandato Luigi Di Maio prima per chiederle se fosse vero che se ne stava per andare e poi per cercare di farle cambiare idea con …

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Dopo l’addio al MoVimento 5 Stelle per passare con Renzi in Italia Viva, la senatrice Gelsomina Silvia Vono ci fa conoscere, attraverso Repubblica, i messaggi via Whatsapp che le ha mandato Luigi Di Maio prima per chiederle se fosse vero che se ne stava per andare e poi per cercare di farle cambiare idea con minacce velate e qualche blandizia:

«Nelle prossime ore girerà il tuo nome come una delle due persone che passa con Renzi. Se non è vero ti consiglio di smentire». E lei, pochi minuti dopo, gelida: «Ciao, è vero. Mi dispiace ma mi pare che il mio malessere era evidente e ho cercato di fartelo capire. Buona fortuna. Silvia». Vana la sequenza dei successivi 7 (sette) messaggi inviati a notte fonda dal ministro alla senatrice: «Guarda che sarai massacrata», «io non te lo consiglio», «credimi stammi a sentire», «sarà stata solo una questione di poltrone», «la definiranno così», «Pensaci bene. Sarai marchiata a vita», «tu sei una brava persona». Un monologo: la senatrice non gli avrebbe più risposto.

whatsapp di maio silvia vono

La stessa Vono sul Corriere racconta che non ha alcuna intenzione di pagare la famosa penale da 100mila euro che, come vi avevamo spiegato prima delle elezioni, il MoVimento 5 Stelle non ha alcuna possibilità di ottenere e fa anche sapere che non paga da mesi la sua quota per Rousseau:

Di Maio le chiederà una multa da 100mila euro.
«Li chieda, ma io non cedo a ricatti. Rispondo allo Stato non al Movimento».

È uscita perché non l’hanno fatta sottosegretaria?
«No, mi avevano proposto anche come capogruppo in Affari costituzionali».

Ha versato i contributi e fatto le restituzioni?
«No, non verso da ottobre». Perché? «L’ho detto agli altri: le restituzioni sono una cosa, le donazioni volontarie su un conto privato sono un altro».

E d’altro canto, come ha spiegato l’avvocato Lorenzo Borré, “La dichiarazione di impegno resa dal deputato o dal senatore, in virtù della quale il parlamentare iscritto al partito promette di versare in favore di questi una quota del proprio stipendio, non ha carattere giuridico e quindi non è vincolante, trattandosi di una obbligazione naturale. Lo ha detto la Corte di appello di Napoli con la sentenza 2240/2018”.

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