I fattori decisivi del voto in Emilia-Romagna

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-01-25

In una contesa così risicata anche un paio di punti potrebbero essere preziosi. Il precedente, ben augurante per il centrosinistra, lo ricorda Weber e risale al 4 marzo del 2018, quando insieme alle Politiche nel Lazio si sceglieva anche il nuovo governatore

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L’affluenza sarà decisiva nel voto in Emilia-Romagna. Nel 2014 alle urne si presentarono 1 milione e 300 mila persone, pari al minimo storico del 37,7 per cento. È certo che nel voto del 26 gennaio l’affluenza tornerà a salire e che proprio il numero dei votanti sarà decisivo per l’esito della contesa tra Stefano Bonaccini e Lucia Borgonzoni. Il Fatto Quotidiano in un articolo a firma di Lorenzo Giarelli racconta perché:

“Il 37 per cento del 2014 era figlio di un altro mondo –spiega Roberto Weber, presidente di Ixè –ed era un segnale di disagio che il gruppo dirigente del centrosinistra non colse affatto. Oggi credo che sia ragionevole una stima superiore al 65 per cento”. Tra chi prega per un’affluenza alta c’è soprattutto Stefano Bonaccini, almeno secondo Antonio Noto (Noto Sondaggi): “Un dato alto favorirebbe più il centrosinistra, perché se il centrodestra dovesse vincere credo lo farà soprattutto grazie a quei delusi di sinistra che sceglieranno di rimanere a casa”.

Da considerare, però, saranno anche le zone geografiche in cui crescerà maggiormente l’affluenza. Secondo gli istituti di ricerca, la Regione è infatti divisa in aree ben distinte: “Nei grandi centri come Bologna o Modena –spiega Noto –il centrosinistra è avanti, mentre l’area che confina con la Lombardia guarda a destra. La parte contendibile è sostanzialmente quella della Romagna”.

calabria emilia-romagna sistemi elettorali
Calabria ed Emilia-Romagna: sistemi elettorali a confronto (Il Mattino, 23 gennaio 2020)

E poi c’è il voto disgiunto, ovvero la possibilità di dare la preferenza a una lista e di votare il candidato governatore di un’altra lista. È possibile in Emilia-Romagna ma non in Calabria. Ma c’è anche un precedente:

In una contesa così risicata, però,anche un paio di punti potrebbero essere preziosi. Il precedente, ben augurante per il centrosinistra, lo ricorda Weber e risale al 4 marzo del 2018, quando insieme alle Politiche nel Lazio si sceglieva anche il nuovo governatore: “Il 15 per cento dei voti incassati da Nicola Zingaretti, ovvero 150.000 voti, non erano collegati alle liste che lo sostenevano”. Conseguenza quindi di alcuni voti dati soltanto al segretario –senza specificare alcuna lista –ma anche di una buona quota di voto disgiunto: due elementi che ora potrebbero tornare comodi anche a Bonaccini.

Leggi anche: Marco Travaglio e il voto disgiunto in Emilia-Romagna e Calabria

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