Grillo contro Rousseau: rimandare il direttorio a 5, non è il momento

di Giorgio Saracino

Pubblicato il 2021-02-18

E intanto oggi il Capo politico dell’M5s Vito Crimi (sì, lo è ancora) ha annunciato l’espulsione dei 15 senatori dissidenti che non hanno votato la fiducia a Draghi

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Ieri Rousseau ha parlato di nuovo. Sempre con meno voti da parte degli iscritti, ma ha comunque parlato. E su un tema anche abbastanza importante e caro al Movimento 5 Stelle. Ovvero: Capo politico o direttorio a 5? Ecco, a questa domanda gli iscritti hanno risposto decidendo di rompere col passato. Dopo Beppe Grillo, Luigi Di Maio e Vito Crimi, ora è l’ora che a guidare e a rappresentare il partito siano in 5. Ma subito è arrivato lo stop, e non uno stop qualsiasi, ma quello del comico fondatore dell’M5s. Come a dire: ora non è il momento, già abbiamo tanti problemi, troppi per poterci mettere a riflettere su questo e raccogliere candidature. Infatti il Movimento non se la sta passando un granché bene in questo momento: ieri sera in 15 non hanno votato la fiducia, in 6 non si sono presentati perché “malati”. Alessandro di Battista ha lasciato, il Movimento si è spaccato sulla maggioranza a Draghi, e così anche i suoi iscritti (il 40 per cento era contrario). E poi le critiche per essere stati con tutti, proprio tutti al governo.

Ma la cosa più simpatica è che chi era in pole per candidarsi nel direttorio, verrà espulso a breve. Parliamo di Barbara Lezzi e Nicola Morra, che oggi Vito Crimi (ancora capo politico – lui lo sottolinea), ha annunciato che saranno espulsi. Perché? Proprio perché non hanno dato la fiducia a Draghi, e come loro due anche gli altri 13. Anche se questi si sentivano protetti, sapevano che Vito Crimi avrebbe preso la decisioni di tirarli via dal Movimento, ma credevano che dal voto di Rousseau lui non fosse più nel potere di farlo. Così aveva fatto credere anche la piattaforma, che aveva scritto. “Da oggi termina l’esperienza del capo politico”. Ma non è così: Vito Crimi sarà “leader” fino all’elezione dei 5. Che – come scrive Repubblica – non ha più il senso di un anno fa. Lo fa dire a una fonte anonima, dirigente dell’M5s: “Questo direttivo è nato morto. Doveva arrivare un anno fa e fermare la scissione, ma la scissione è qui. Non ha più senso”.

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