Grexit: se la Grecia esce dall'euro i creditori rischiano 400 miliardi

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-03-19

I conti di Federico Fubini su Repubblica:

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Se la Grecia esce dall’euro i creditori (ovvero: i contribuenti dei paesi che le hanno prestato soldi) rischiano 400 miliardi di euro. Il conto lo fa Federico Fubini oggi su Repubblica, sottolineando che la cifra reale sarebbe però soltanto una parte del rischio totale, ma a quel punto potrebbe causare una reazione a catena:
 
 

Di certo la contabilità di una rottura sarebbe più complessa di quanto di solito si pensi. Quella che Tsipras chiama «austerità», vista dai creditori appare qualcosa di diverso: un flusso di finanziamenti a vario titolo da 400 miliardi di euro, in gran parte a carico e a rischio dei contribuenti del resto d’Europa. Fatte le proporzioni, è come se dal 2010 ad oggi l’Italia avesse ricevuto da Eurolandia 3.500 miliardi di euro. Il primo programma per la Grecia valeva 80 miliardi, per un terzo dal Fondo monetario internazionale e per il resto dai governi europei.
Il secondo ne vale 164 e gli esborsi per ora sono arrivati quota 153,8 miliardi (11,9 del Fmi, il resto del Fondo salvataggi europeo Efsf-Esm). Poi ci sono i vari canali della Bce, o meglio del sistema europeo delle banche centrali .Lì a fine gennaio la posizione debitoria «ordinaria» dell’istituto centrale di Atene era di 75,9 miliardi. Vanno contati inoltre i circa 70 miliardi di euro dei prestiti di emergenza chela Bce sta fornendo in queste settimane e i 19,8 miliardi di titoli greci che rimangono sul bilancio dell’Eurotower dopo gli acquisti per il salvataggio del 2010-2011.
 

La vignetta dell'Economist sulla trattativa Grecia-Europa
La vignetta dell’Economist sulla trattativa Grecia-Europa

In totale fanno appunto circa 400 miliardi di euro, due volte e mezzo il reddito nazionale greco:

 Se Atene facesse default e tornasse alla dracma, la perdita per i creditori non sarebbe su questa somma per intero. Parte dei prestiti recenti sono serviti a rimborsarne altri dei primi anni di crisi, dunque la perdita sarebbe unpo’ superiore ai 300 miliardi: un volume di oltre metà del crac Lehman, concentrato su istituzioni pubbliche europee. Già questo porrebbe problemi intrattabili. Le banche centrali nazionali, attraverso la Bce, dovrebbero cancellare dai bilanci fino a 166 miliardi di attivi. Risulterebbe così che i saldi debitori e creditori fra Banca d’Italia, Banque de France o Bundesbank all’interno dell’eurosistema non sono pure scritture contabili, ma posizioni di rischio reale.
Qualcuno ricorderebbe che per esempio l’Italia a febbraio era in «rosso» di 164 miliardi nei saldi dell’Eurosistema e magari in Germania si pretenderebbe di non condividere più questi rischi. L’uscita della Grecia può far sembrarel’euro non più una moneta unica, ma unsistema revocabile di cambi fissi. Gli investitori chiederebbero tassi più alti per comprare il debito dei Paesi più fragili, temendo che possanotornare alle proprie monete deboli. «Imercati si porrebbero domande sull’Italia, laSpagna o il Portogallo», prevede il presidentedell’istituto tedesco Diw Marcel Fratzscher.

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