Politica
«Vi spiego come il governo sardo-leghista vuole cementificare le coste della Sardegna con i sotterfugi»
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2020-07-02
L’intervento della capogruppo M5S Desiré Manca sulla legge che modifica il Piano Paesaggistico Regionale (PPR). Il voto è previsto per oggi
La proposta di legge che modifica il Piano paesaggistico regionale (Ppr) è arrivata ieri in consiglio regionale e oggi è previsto il voto. Ieri la capogruppo del MoVimento 5 Stelle in consiglio Desiré Manca è andata all’attacco del “governo sardo-leghista” che “vuole cementificare le coste della Sardegna con i sotterfugi”. Il governatore Solinas vuole correggere il PPR per aggirare i vincoli paesaggistici regionali e nazionali per realizzare una strada a quattro corsie tra Sassari e Alghero, ma secondo la tesi della minoranza la decisione è un pretesto per proporre lavori anche su zone protette come la fascia costiera.
Il Manifesto spiega oggi che il centrodestra ha i numeri per centrare l’obiettivo e i capigruppo hanno già ricordato ai rispettivi consiglieri che, per evitare il mancato raggiungimento del numero legale, sarà indispensabile garantire la presenza in aula.
Sulla difesa del Ppr, il centrosinistra condivide la linea degli ambientalisti: venerdì scorso nel palazzo del consiglio regionale si è svolto un vertice al quale hanno partecipato i rappresentanti di Legambiente, Gruppo di intervento giuridico (Grig), Italia Nostra, Fai e Wwf. Tutte le sigle sono pronte a chiedere l’impugnativa del governo se il disegno di legge regionale dovesse passare in aula. «Noi non neghiamo – dice la consigliera dei Progressisti Maria Laura Orrù – che si possa completare e migliorare, ma con gli strumenti previsti dalla legge (la co-pianificazione della Regione con lo Stato) e non certamente con la scorciatoia dell’ultimo momento infilata in una norma ordinaria».
Un altro punto su cui la minoranza potrà far leva nel dibattito previsto in aula concerne il sito archeologico di Tuvixeddu, attualmente la più importante testimonianza di architettura funeraria del periodo punico (VI – III secolo a.C.) in tutto il bacino del Mediterraneo. Almeno i due terzi della necropoli, che sorge sull’omonimo colle all’interno della città di Cagliari, sono stati polverizzati dalle politiche immobiliari attive tra anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso, e gli archeologi si battono da decenni (le proteste si sono rinvigorite in maniera organica dal 2008) per la sempre più urgente salvaguardia di un’area pluristratificata, che si configura a buon diritto come «paesaggio culturale». Con le norme di interpretazione del Piano paesaggistico che il centrodestra vorrebbe approvare, infatti, verrebbe spazzata via la co-pianificazione R egione-Mibact prevista dal Ppr per coste, agro e beni identitari, esponendo il parco di Tuvixeddu, che appartiene a quest’ultima definizione, a un concreto rischio di scomparsa.
Tre gli ambiti chiave cui sarebbe applicata la nuova disciplina: il divieto di edificazione nella fascia di trecento metri dalla costa, le aree agricole e i beni identitari (aree archeologiche e monumenti). Cioè quelle zone salvate finora dal piano Soru e che attirano interessi immobiliari enormi. Stefano Deliperi del Gruppo di Intervento Giuridico ha spiegato nei giorni scorsi i mega-progetti cementificatori che potrebbero ripartire: “Gli esempi sono infiniti. Se ne trovano ovunque lungo le nostre coste, ma mi vengono in mente Calagiunco (Villasimius), Costa Turchese (Olbia, lanciato da società della famiglia Berlusconi), poi Capo Malfatano (un promontorio selvaggio dove voleva costruire un’impresa che vedeva tra i soci Mps e i Benetton).