La storia del governatore che ha incassato il bonus INPS 600 euro

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-08-15

«I nomi li sa e li deve dire, invece Tridico tace alimentando i sospetti», ha detto a La Stampa Renata Polverini. «Se fosse vero che un presidente regionale ha percepito il contributo per le partite Iva in difficoltà sarebbe una responsabilità più grave di quella dei parlamentari perché è un ruolo che rappresenta milioni di cittadini»

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Ieri a parlarne durante l’audizione di Pasquale Tridico in Commissione Lavoro è stata Renata Polverini: c’è anche un governatore tra coloro che hanno incassato o chiesto il bonus INPS 600 euro? La Stampa riporta oggi il sospetto anche se il presidente dell’istituto non ha risposto sul punto.

La storia del governatore che ha incassato il bonus INPS 600 euro

«I nomi li sa e li deve dire, invece tace alimentando i sospetti», ha detto a La Stampa l’ex governatore del Lazio. «Se fosse vero che un presidente regionale ha percepito il contributo per le partite Iva in difficoltà sarebbe una responsabilità più grave di quella dei parlamentari perché è un ruolo che rappresenta milioni di cittadini».

Intanto la macchia nei territori si allarga sempre più. Il consigliere leghista della Lombardia, Alex Galizzi, ha ammesso di aver preso il bonus perché la sua azienda di informatica aveva spese e scadenze da rispettare. Come difesa usa l’attacco e non ci sta a passare «per furbo o delinquente, io il vitalizio non ce l’ho». Se la prende con il governo: «Bastava mettere un limite di reddito e non ci sarebbero stati problemi».

tutti quelli che hanno chiesto il bonus 600 euro
Infografica da: Il Fatto Quotidiano, 14 agosto 2020

In Piemonte sono stati sospesi i componenti leghisti del consiglio Matteo Gagliasso e Claudio Leone. Entrambi hanno fatto sapere di aver restituito la somma accreditata dall’Inps e si sono giustificati tirando in ballo il commercialista. La provincia di Trento non è immune al virus del bonus. Qui sono in tre ad averlo ricevuto: Ivano Job del Carroccio, il dem Alessandro Olivi e Lorenzo Ossanna del Partito autonomista tirolese.

Il primo è proprietario di un albergo e socio di un’attività che noleggia attrezzatura da montagna e sci: «Non si diventa ricchi a fare i consiglieri, ho un negozio con sei dipendenti e i soldi servivano per pagare bollette e fornitori». Ossanna e Olivi sono rispettivamente architetto e avvocato. Anche l’Alto Adige ha il proprio scandalo: sono quattro i consiglieri provinciali che hanno chiesto i 600 euro. Uno di opposizione (Paul Koellensperger del TeamK) mentre tre sono della Svp, ossia Helmut Tauber, Gert Lanz e l’assessore Arnold Schuler, vice del presidente Arno Kompatscher.

Il silenzio di Tridico sui due nomi mancanti

Intanto ieri durante l’audizione è stato spettacolare il silenzio di Tridico sui due deputati che hanno chiesto ma non hanno ottenuto il bonus. Il presidente dell’INPS ha fatto sapere che ne rivelerà l’identità, forse, solo dopo che il Garante della Privacy “ci avrà detto come trattare questi dati”: solo allora e sempre che a Montecitorio si insista per saperli – ha detto Tridico – “offriremo una risposta esauriente”. Il Fatto Quotidiano ha promosso una richiesta di accesso agli atti curata dall’avvocata Caterina Malavenda, che oggi sul quotidiano spiega:

Avvocato Malavenda, perché non sono emersi i nomi?
Credo che Tridico abbia prudentemente voluto tutelarsi per evitare che qualcuno degli interessati, ritenendo illegittima la divulgazione del suo nome, potesse agire nei suoi confronti per
violazione della privacy, a mio avviso in maniera infondata.

Perché un altro parere del Garante?
Sul merito si è già espresso, ma lo ha fatto con una nota stampa che è servita a rendere nota la sua posizione. Un parere motivato, reso dai componenti dell’Autorità su espressa richiesta dell’In p s , avrebbe una precisa valenza giuridica e, se fosse positivo, i nomi potranno esser resi noti senza alcun rischio di conseguenze legali. Non sono stati citati neanche i nomi noti.

Perché?
Se l’Inps ha ritenuto di non rivelare l’identità degli altri interessati, non avrebbe avuto senso confermare quelli già noti senza il loro consenso.

Ieri intanto il deputato del MoVimento 5 Stelle Marco Rizzone ha risposto in un video – dopo aver scelto di stare in silenzio davanti alle richieste del suo partito per giorni – sul bonus 600 euro che ha percepito:

Partiamo dai fatti: se avessi voluto intascarmi dei soldi non mi sarei di certo tagliato più di 40 mila euro del mio stipendio da parlamentare, che invece ho donato (insieme ai colleghi del M5S) per varie cause: dal fondo della Protezione Civile per le popolazioni colpite dalle alluvioni al fondo a sostegno del microcredito, dal fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile fino a quello – udite udite – per l’emergenza Covid-19. Non ha minimamente senso rinunciare a tali somme e poi pensare di arricchirsi con i 600€ di indennizzo forfettario INPS: pensateci… è evidente che le cose sono andate diversamente…

Il computo delle sue restituzioni su Rousseau però è fermo a novembre 2019. E questo allora cosa prova?

Leggi anche: Marco Rizzone: il deputato M5S che ha preso il bonus 600 euro

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