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Le indagini per evasione fiscale su Stockisti e Console Planet

Giovanni Drogo 06/07/2017

La Polizia di Stato ha eseguito dieci misure di custodia cautelare in carcere per una maxi evasione fiscale da 50 milioni di euro. L’azienda in questione parla di “indagini di routine” e per il momento il sito risulta essere ancora operativo

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La Polizia di Stato e l’Ufficio delle Dogane di Roma hanno eseguito 10 delle 18 misure cautelari in carcere (8 risultano in questo momento latitanti), per i reati di associazione per delinquere finalizzata all’evasione fiscale da parte di un’azienda specializzata nella vendita di prodotti tecnologici nel settore dell’E-commerce. L’azienda in questione sarebbe – emerge in queste ore – il sito stockisti.com che contattato tramite Facebook conferma parzialmente la notizia parlando di “semplici controlli di routine effettuati dalle autorità competenti“.

Il sistema delle scatole cinesi della società con sede a Malta

Secondo gli inquirenti gli arrestati avrebbero costruito un sistema di vendita di prodotti tecnologici (elettronica e videogames) tramite due siti riconducibili ad una società maltese che operava in Italia dando in concessione la vendita ad una società italiana. I due siti che fanno riferimento alla società maltese riuscivano a fare concorrenza ai siti italiani e anche a colossi della vendita online come Amazon applicando forti sconti ai prodotti venduti. Il problema è che quegli sconti, secondo gli inquirenti, erano possibili grazie all’evasione dell’IVA, che non veniva versata nelle casse dello stato.
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Sia stockisti.com che consoleplanet.com fanno parte della Ellesse Srl. (una società con sede a Milano ma il cui ufficio post vendita pare si trovi ad Aprilia) ed operano in concessione per l’Italia per conto di Stk Europe Ltd società che appunto ha sede a Malta come si evince dalle informazioni del sito. La società maltese che gestisce il sito sin dal 2012 ha operato nominando ogni anno una diversa società concessionaria esclusiva per l’Italia. Ad esempio qualche anno fa il marchio era dato in concessione alla società ELAD Srl che nel 2012 operava il sito glistockisti.it sempre per conto di Stk Europe. ELAD Srl aveva sede in Lazio. Ma secondo gli inquirenti della Polizia di Stato e dell’Ufficio delle Dogane  in realtà si tratta di società che erano una figura a metà strada tra le cosiddette “cartiere” e le cosiddette “scatole vuote” e si prefiggevano lo scopo di rendere difficili i controlli dell’amministrazione fiscale italiana, rendere occulta la relativa documentazione contabile/amministrativa ed irreperibili i relativi rappresentanti legali.
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Togliendo al prezzo di costo circa il 20% è facile capire come la società concessionaria riuscisse a praticare prezzi così vantaggiosi. Secondo gli investigatori il volume d’affari generato annualmente da uno dei due siti era di oltre 250 milioni di euro e l’evasione fiscale ammonterebbe a 50 milioni di euro.

L’oscuramento del sito e i dubbi dei clienti

La Polizia Postale sta procedendo ad oscurare il sito dove venivano commercializzati i prodotti, che al momento, ribadiscono via Facebook sulla pagina degli Stockisti, risulta ancora attivo. Ma questo è perfettamente normale perché le procedure di oscuramento dei siti non sono immediate e quindi per questo risultano ancora “operativi”. Le indagini sono state coordinate dalla Procura di Roma e hanno consentito di individuare tra i  presunticomplici anche tre commercialisti ed un collaboratore fiscale che hanno collaborato all’attività fraudolenta.
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Al momento la preoccupazione maggiore per i clienti del sito è ovviamente l’evasione degli ordini già effettuati. Ma la pagina Facebook assicura che tutti gli ordini verranno consegnati in tempi brevi. Per il momento i gestori della pagina si limitano a garantire che il sito “è operativo” e che tutti riceveranno la merce.
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C’è però da vedere in che modo – se l’azienda sarà costretta a chiudere – i clienti potranno tutelarsi qualora il prodotto dovesse essere mandato in assistenza e fosse necessario ricorrere alla garanzia. Leggendo le recensioni negative sulla pagina sono molti i clienti che si sono trovati nell’impossibilità di fare ricorso alla garanzia perché il prodotto venduto non era destinato al mercato europeo.
 
 
 

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